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Come ogni domenica, vi presentiamo un brano tratto dalla nostra pagina FB e IG @DonnenonfacciamoloinRete, nata per tutelare le donne e i minori dai pericoli del web.
Sapete qual è la causa di discriminazione più frequente quando una donna affronta un colloquio di lavoro?
L’età.
Ma non c’è solo il cosiddetto “ageismo” a mettersi di traverso alle donne che cercano lavoro.
Diversi studi, in tutto il mondo, hanno evidenziato che sono le donne a denunciare più spesso le discriminazioni in fase di colloquio conoscitivo.
Alle donne, infatti, vengono poste domande assolutamente illegittime, come quelle che indagano la maternità (“Ha figli?”, “Pensa di averne in futuro?”, “È sposata?”), nonostante il Codice delle Pari Opportunità tra uomo e donna vieti esplicitamente “qualsiasi discriminazione per quanto riguarda l’accesso al lavoro, in forma subordinata, autonoma o in qualsiasi altra forma, compresi i criteri di selezione e le condizioni di assunzione”.
Nel Codice, inoltre, si specifica chiaramente che la discriminazione è vietata “anche se attuata attraverso il riferimento allo stato matrimoniale o di famiglia o di gravidanza”.
Non se la passano meglio le persone disabili (immaginate che inferno cercare lavoro se si è donne e disabili) che, a seguito di presentazione della candidatura, vengono ricontattate molto raramente dalle aziende.
Oltretutto, queste pratiche scorrette vanno a svantaggio anche dei datori di lavoro.
Cristina Danelatos, specializzata nei servizi di risorse umane per le aziende, ha dichiarato:
“Non si tratta solo di una questione etica, che pure è rilevante, ma di pratiche che impediscono, in virtù di pregiudizi sovente di natura culturale, anche l’inclusione di talenti preziosi che possono contribuire alla diversità e all’innovazione.
“Ogni persona reca con sé esperienze uniche e risorse preziose, che possono facilitare la crescita aziendale, favorendo la creatività, migliorando la percezione interna ed esterna dell’impresa e promuovendo una cultura d’inclusione, rispetto e opportunità per tutti e tutte”.
Inclusione e pari opportunità: pretendiamole sempre.
(Sonia F.)

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