Come ogni domenica, vi presentiamo un brano tratto dalla nostra pagina FB e IG @DonnenonfacciamoloinRete, nata per tutelare le donne e i minori dai pericoli del web.
Avete mai pensato alla correlazione tra cibo e patriarcato?
Io ci ho ragionato solo di recente: ero a pranzo con la famiglia del mio compagno quando le zie hanno cominciato a scambiarsi idee per dimagrire e per sfornare dolci senza usare lo zucchero, preoccupate dal conto delle calorie.
E allora ho pensato: perché sono sempre le donne a parlare di queste cose?
Quando è cominciata questa ossessione per la magrezza? È soltanto frutto del marketing della nostra era?
Una volta tornata a casa, ho cercato informazioni in Rete e, a quanto pare, la questione è più complessa di come potrebbe apparire a prima vista.
Già nel 1929, Virginia Woolf scriveva che durante i ricevimenti nei salotti letterari alle donne venivano serviti pasti più frugali rispetto a quelli dei colleghi maschi.
L’appetito, dopotutto, è espressione di vitalità, di forza ed energia. E cosa ha fatto il patriarcato per secoli se non sopprimere in tutti i modi proprio queste caratteristiche?
Le donne sono state educate a riempire i piatti degli altri, tenendo i propri quasi vuoti, perché è sconveniente mostrarsi affamate e avide di nutrimento.
Non a caso, ci viene insegnato sin da bambini che la colpa per tutti i mali del mondo è di una donna che aveva osato mangiare una mela.
Alle donne, insomma, è stato fatto credere che il piacere sia un peccato da rifuggire.
E se questo ragionare sul piacere di mangiare può sembrarvi eccessivo, pensate a quanti sforzi sono stati spesi nei secoli per negare alle donne un altro tipo di piacere: quello sessuale.
Il filo rosso del piacere negato collega l’appetito sessuale a quello per il cibo, e possiamo tagliarlo soltanto quando impareremo a riconoscere il piacere come un diritto, invece di fuggirlo o vergognarcene.
(Sara D.)




