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Guardo mia figlia e sorrido. È proprio l’opposto di come ero io alla sua età: lei è allegra, solare, socievole. A volte penso che riuscirebbe a parlare anche con un muro, e magari lo convincerebbe a risponderle.
Io ero una ragazzina goffa e molto taciturna. Penso che in gran parte dipendesse dal fatto che balbettavo: per pronunciare una frase mi ci volevano minuti, con le parole che si ingarbugliavano sulla lingua, e più mi sforzavo di dirle correttamente, più mi inceppavo.
La soluzione più semplice, l’unica alla mia portata, era parlare il meno possibile, diventare invisibile per non sentirmi in imbarazzo, tacere per non essere vittima delle mie parole.
Ai miei genitori non sembrò una buona soluzione, per fortuna, e mi portarono da uno specialista che mi chiese di fare un disegno.
Nel più totale imbarazzo, disegnai un albero e una principessa. Lui disse che sarei diventata una pittrice e col tempo avrei imparato a non balbettare. Mi suggerì un esercizio facile e divertente: cantare, per imparare ad avere un controllo sulle parole.
L’idea di poter diventare una pittrice mi entusiasmò per un breve periodo, poi mi rassegnai al fatto di non saper disegnare. Invece per il canto aveva ragione: cantando riuscivo a balbettare di meno e perciò mi esercitavo per ore, nella speranza di risolvere la balbuzie anche quando parlavo.
Non dimenticherò mai lo spettacolo di fine anno a scuola: ho cantato un’intera canzone a squarciagola senza balbettare neanche una volta. È stata una vittoria straordinaria, che mai avrei creduto di poter ottenere: avevo tutti gli occhi puntati addosso, soprattutto quelli di chi si divertiva a prendermi in giro, e invece di risate e fischi ho ricevuto applausi.
Sono passati molti anni da quel giorno, ora non balbetto quasi più, ho imparato a controllare l’ansia, ho capito che devo fare attenzione a come iniziare una frase, perché ci sono parole che riescono ancora a ingannarmi, ma oggi so come sceglierle con cura per non avere paura di parlare.
E se a volte mi capita di inciampare in una parola, sorrido e ripenso a quella bimba che sognava di essere normale, e giocava da sola canticchiando sottovoce.

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