Senza le mie amiche la mia vita non sarebbe la stessa.
Non saprei dire quanti momenti di resurrezione devo alle mie amiche: risa al posto di lacrime, sorrisi e abbracci in soccorso di malinconie, momenti “felici” nel bel mezzo di abbandoni, licenziamenti, fallimenti…
Con le amiche non contano i momenti di incomprensione, le delusioni, gli atti mancati. Non vale la pena tenere una contabilità dare/avere: meglio godere della loro compagnia quanto basta, in libertà, cogliere l’attimo per poterne approfittare, mettere “fieno in cascina” di buon umore, farne scorta per i momenti difficili.
Con le mie amiche tutto, della mia vita, sembra più facile.
Detesto chi critica tutte e tutti, chi crede di saperne sempre di più. Diverso chi sa guardare con interesse autentico le altre persone, al punto da mettersi con naturalezza nei panni altrui; e a furia di provarci si ritrova a percorrere spazi di sé inesplorati…
Se le amiche ridono degli altri, ridono di frequente anche di sé, senza sarcasmo, con l’innocenza e la passione per il paradosso universale che ci tiene vivi.
Senza le amiche, e il cicaleccio e il raccontarsi, questo salutare amplificarsi, rispecchiarsi, ribaltarsi, sarebbe tutto un ghirigoro mentale, invece fra noi è naturale e spontaneo.
Le amiche, anche dall’odore, sanno se ho bisogno di aiuto. Sanno se taccio da troppo tempo e perché. E anche se nutrono qualche sentimento contraddittorio, capiscono al volo se la mia felicità è autentica, o un’illusione da cui sarebbe meglio mi svegliassi.
Non lo dicono per giudicarmi, ma per farmi vedere meglio.
È un servizio che non ha prezzo.
(Maria B.)