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#donnecomenoi

 

“Non litigate!” Quando io e le mie sorelle eravamo piccole non sentivamo ripetere altro. Eppure avevamo ottimi motivi per tirarci i capelli: piccoli soprusi, bugie, promesse non mantenute, atti di lesa maestà alla Giustizia che regna nei cuori dei bambini.
Siccome sono stata educata così, appena una discussione si inasprisce abbasso subito i toni o mi zittisco, salvo poi pentirmi di non aver saputo o potuto esprimere la mia posizione con serenità per paura di… per paura di che cosa?
Di andare oltre con le parole? Di perdermi fra i miei stessi argomenti? Di essere considerata – come accade a ogni donna che si arrabbia – una “pazza isterica”?
Non sono affatto buoni motivi. E sono inezie rispetto alle verità che si potrebbero trovare “insieme”, confrontandosi.  In pratica, a me piacerebbe “litigare bene”, fare piroette con le posizioni in conflitto e trarre conclusioni impreviste; e sarei disposta, più che volentieri, a cambiare idea.
Sì, una sana sfuriata – senza offendere e senza trascendere – talvolta può trasformarsi in una discussione aperta e leale, senza mezzi termini e senza filtri. Senza censurare le proprie idee e le proprie emozioni e fragilità, se occorre. Ma sai che sollievo?
Perché la mediazione funziona solo se le parti in causa capiscono realmente, quindi senza pregiudizi, il punto di vista dell’altro, il che accade piuttosto di rado, soprattutto quando ci si sforza di mantenere un assoluto controllo sulla propria indignazione.
Litigare bene è utile, anzi, necessario. Perché a furia di evitare il conflitto, si rischia di circondarsi solo di persone che la pensano come noi, o solo di persone che la pensano all’opposto e ci costringono a subire in silenzio le loro opinioni. Mentre è dalla diversità – di sguardo, opinione e cultura – che nascono i migliori cambiamenti.
(Sara P.)

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