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Stavo sistemando un vecchio armadio, ancora zeppo di scatole di mia madre – che non c’è più – e mi è capitato fra le mani un suo disco che entrambe abbiamo amato molto.
Mi sono ricordata, così, di quella mia canzone preferita da ragazzina: “The Secret Marriage”, di Sting. Ricordo che chiedevo a mia madre cosa significasse, e lei mi spiegava: “Parla della magia di due innamorati che decidono di unirsi per sempre, ma senza dirlo a nessuno, senza riti, senza liste nozze, senza invitati, senza vestiti da scegliere…”.
Mi sembrava una canzone meravigliosa, e l’amore mi appariva come un grande mistero che valeva la pena di vivere con abbandono.
Quella del segreto, in amore – a meno che non si parli di relazioni “clandestine” che insidiano la routine di coppie stabili –, oggi sembra un orizzonte un po’ fuori tempo massimo, romanticume di epoche in cui i matrimoni non si poteva scioglierli facilmente e la libera frequentazione fra uomini e donne doveva assecondare il favore delle famiglie, la convenienza, l’opportunità, le possibilità. C’era sempre margine per disobbedire, naturalmente, però ai tempi costava di più.
Ma custodire per sé l’emozione di un bacio, di un momento di desiderio o turbamento, senza condividerlo con altri che non sia il proprio cuore, appartiene, sì, all’esperienza della giovinezza, dei primi amori, ma essendo i giorni continuamente giocati su un margine di esposizione, di “pubblicità”, di socialità virtuale, forse oggi è più complicato difendere realmente la vita privata, il proprio tempo interiore, il desiderio, l’appagamento.
Le native digitali non riconoscono queste sfumature, eppure – lo so per esperienza di sorella e di madre – l’emozione del sentimento segreto lascia anche in loro quell’impronta di pudore, quel riserbo negli occhi, quelle gote accese.
Chissà se, isolati nelle loro cuffiette, in contatto solo con la musica e i loro silenzi, gli adolescenti di oggi non cerchino rifugio nei loro mondi segreti, una tregua dall’eccesso di immagini, like, consensi, esposizione, condivisione continua, assediati da quei social che usano, sì, ma non hanno inventato loro.
E in segreto, camminano mano nella mano.
(Sonia F.)

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