Stamattina mi sono alzata con addosso l’odore della Primavera. È bastato spalancare le finestre: canti di cince, merli, cardellini che si ostinano a vivere in città su questi due sparuti ciliegi dai fiori rosa che riescono a splendere nella mia anonima strada di periferia, come se fosse la campagna giapponese.
Mi sento nuova, e libera di respirare – e se l’aria oggi non è buona, non mi interessa, buona lo sembra.
E mi sono ritrovata a sorridere, dal profondo della mia solitudine, dal profondo di tutto quello che nella vita non è andato per il verso giusto.
Mi è spuntato un sorriso, come un bocciolo di pesco, che ha paura delle avversità e però esiste, e si ostina a crescere e sbocciare, anche quando ci sarebbe poco da sorridere, e invece io sorrido senza pensarci, d’impulso, per istinto: un meraviglioso istinto di sopravvivenza che si chiama “godere” anche delle cose meno eclatanti, che però mi raggiungono e mi sorprendono.
Che sia soddisfatta o no della mia vita, che sia avvilita o no per i miei insuccessi, i miei rami non sono secchi.
Al contrario, stamattina sulla pelle sento minuscole foglioline verdi che mi ricordano che sono viva, sono una donna rigogliosa e forte.
Non m’importa quello che gli altri vedono: gli anni, la fatica, i sogni infranti contro l’asperità della vita. Al mio corpo e al mio cuore basta un raggio di sole per scaldarsi, irrorarsi di sangue e ossigeno, a dispetto di tutto. Persino a dispetto della tristezza che in quest’ultimo anno si è piazzata in casa mia, ospite sgradito, ma ostinato.
Io, che ho cercato la liberazione nella mia rabbia urlandola per le strade, che ho cercato la trasgressione per apprezzare la normalità, che ho bevuto per conoscere in modo diverso qualcosa che mi sembrava di conoscere già e che aveva sempre il medesimo sapore della noia, io, che mi sono arresa nelle braccia di chiunque avesse lo sguardo giusto perché mi sembrava giusto così, oggi sento che quella era una strada di libertà, sì, ma meno potente di questo mio sorriso, in cui sorrido solo e unicamente per me stessa.
Basta un profumo, un attimo soltanto, per stringere un’alleanza con la vita. Almeno fino al prossimo inverno, vivendo.
(Francesca C.)
Mi sento nuova, e libera di respirare – e se l’aria oggi non è buona, non mi interessa, buona lo sembra.
E mi sono ritrovata a sorridere, dal profondo della mia solitudine, dal profondo di tutto quello che nella vita non è andato per il verso giusto.
Mi è spuntato un sorriso, come un bocciolo di pesco, che ha paura delle avversità e però esiste, e si ostina a crescere e sbocciare, anche quando ci sarebbe poco da sorridere, e invece io sorrido senza pensarci, d’impulso, per istinto: un meraviglioso istinto di sopravvivenza che si chiama “godere” anche delle cose meno eclatanti, che però mi raggiungono e mi sorprendono.
Che sia soddisfatta o no della mia vita, che sia avvilita o no per i miei insuccessi, i miei rami non sono secchi.
Al contrario, stamattina sulla pelle sento minuscole foglioline verdi che mi ricordano che sono viva, sono una donna rigogliosa e forte.
Non m’importa quello che gli altri vedono: gli anni, la fatica, i sogni infranti contro l’asperità della vita. Al mio corpo e al mio cuore basta un raggio di sole per scaldarsi, irrorarsi di sangue e ossigeno, a dispetto di tutto. Persino a dispetto della tristezza che in quest’ultimo anno si è piazzata in casa mia, ospite sgradito, ma ostinato.
Io, che ho cercato la liberazione nella mia rabbia urlandola per le strade, che ho cercato la trasgressione per apprezzare la normalità, che ho bevuto per conoscere in modo diverso qualcosa che mi sembrava di conoscere già e che aveva sempre il medesimo sapore della noia, io, che mi sono arresa nelle braccia di chiunque avesse lo sguardo giusto perché mi sembrava giusto così, oggi sento che quella era una strada di libertà, sì, ma meno potente di questo mio sorriso, in cui sorrido solo e unicamente per me stessa.
Basta un profumo, un attimo soltanto, per stringere un’alleanza con la vita. Almeno fino al prossimo inverno, vivendo.
(Francesca C.)