Una colonia al pepe bianco, a 20 anni, mi metteva allegria; un profumo a base di foglie di the mi regala certe sensazioni dei miei 30 anni, e uno al garofano, amatissimo da mia madre, me la fa sentire ancora vicina.
In un profumo tante sfumature, come tanti suoni diversi, fanno risuonare i nostri sensi. L’olfatto esercita questo potere perché non “passa” dalla parte razionale del cervello: va dritto al sistema limbico, il più arcaico, e sollecita gli ormoni. Un trucco della natura per farci incontrare e scegliere “a naso” cosa e, soprattutto, chi va bene per noi.
Mi sembra che un potere simile lo abbia la pubblicità: un qualunque spot entra nel mio mondo senza che io lo abbia scelto, come un marciapiede a cui non presto attenzione, ma che il mio corpo registra e scavalca.
La pubblicità entra nel mio immaginario senza chiedere il permesso. In questi giorni circola in tv uno spot in cui una donna guida un motoscafo a tutta velocità dopo averlo rubato al driver. Arriva a una festa, sale una scalinata fra uno stuolo di ammiratori e, non paga di essere bella, ambiziosa, ammirata e volitiva, si erge anche a maestra di vita nei confronti di una bambina a cui svela il suo segreto: “Nella vita scegli sempre il posto di guida”. E lo spot si chiude sul disclaimer: “Il profumo per la donna iconica”.
Ma cosa sarebbe, esattamente, una “donna iconica” nelle intenzioni di chi vorrebbe venderci ogni genere di prodotti? Una donna-immagine, da ammirare e imitare.
Tutta quell’avventura, quella corsa spericolata sul motoscafo per giungere, ancora una volta, a una sola verità: bisogna essere bellissime, vincenti, ricche e invidiate.
Sempre la stessa storia, travestita da emancipazione. Tutti quegli sforzi per diventare una donna da copertina.
E sarebbe questa la felicità? L’emancipazione? Una ladra di motoscafi fasciata in abiti costosi che va ai ricevimenti solo per rovinare la giornata a una bambina spensierata, mentre tutti gli altri schiattano d’invidia.
Ma per favore.
(Sonia F.)
In un profumo tante sfumature, come tanti suoni diversi, fanno risuonare i nostri sensi. L’olfatto esercita questo potere perché non “passa” dalla parte razionale del cervello: va dritto al sistema limbico, il più arcaico, e sollecita gli ormoni. Un trucco della natura per farci incontrare e scegliere “a naso” cosa e, soprattutto, chi va bene per noi.
Mi sembra che un potere simile lo abbia la pubblicità: un qualunque spot entra nel mio mondo senza che io lo abbia scelto, come un marciapiede a cui non presto attenzione, ma che il mio corpo registra e scavalca.
La pubblicità entra nel mio immaginario senza chiedere il permesso. In questi giorni circola in tv uno spot in cui una donna guida un motoscafo a tutta velocità dopo averlo rubato al driver. Arriva a una festa, sale una scalinata fra uno stuolo di ammiratori e, non paga di essere bella, ambiziosa, ammirata e volitiva, si erge anche a maestra di vita nei confronti di una bambina a cui svela il suo segreto: “Nella vita scegli sempre il posto di guida”. E lo spot si chiude sul disclaimer: “Il profumo per la donna iconica”.
Ma cosa sarebbe, esattamente, una “donna iconica” nelle intenzioni di chi vorrebbe venderci ogni genere di prodotti? Una donna-immagine, da ammirare e imitare.
Tutta quell’avventura, quella corsa spericolata sul motoscafo per giungere, ancora una volta, a una sola verità: bisogna essere bellissime, vincenti, ricche e invidiate.
Sempre la stessa storia, travestita da emancipazione. Tutti quegli sforzi per diventare una donna da copertina.
E sarebbe questa la felicità? L’emancipazione? Una ladra di motoscafi fasciata in abiti costosi che va ai ricevimenti solo per rovinare la giornata a una bambina spensierata, mentre tutti gli altri schiattano d’invidia.
Ma per favore.
(Sonia F.)
