Un uomo senza una donna è un affascinante conquistatore, un’entità autonoma, uno spirito libero.
Una donna senza un uomo è una zitella.
Un uomo senza una donna è fortunato, può fare quello che vuole, mangiare alle ore più impensabili, senza nessuno che lo condizioni.
Una donna da sola al ristorante, al cinema o in viaggio è considerata un’anima sperduta, una creatura triste, talvolta sciatta, che dovrebbe curarsi maggiormente per non invecchiare nella più straziante solitudine, anche a rischio di fingere un’esagerata predisposizione all’accoppiamento che possa invogliare il titubante “zitello” di turno.
Ecco, questo è un esempio perfetto di doppio standard.
Una delle numerose ipocrisie che macchiano i rapporti tra uomini e donne. E che la società inizia prestissimo a proiettare sulle ragazzine.
È così che l’adolescenza, periodo di costruzione identitaria già molto complicato, diventa anche un periodo di ricerca di avventure sentimentali. Serve un fidanzato, possibilmente più grande, sennò sei una sfigata. Guarda, lei sta con uno di quinta, escono di sera, dorme perfino a casa sua: tu, invece, che fai?
Però la scoperta dell’amore, soprattutto nella forma fisica, non può essere solo questo.
Non deve per forza somigliare a una corsa disperata ad accaparrarsi trofei come conferma di sé, spingendoci spesso a fare cose che non si vorrebbero, per compiacere, per assecondare.
L’amore, fisico e sentimentale, è una tavola imbandita ricca di pietanze sconosciute e succulente da gustare a piacimento, ingozzandosi di sensazioni straordinarie, o scoprendole a piccoli bocconi, fino a saziarsi, ma non può diventare una gara, una competizione ginnica per fare sfoggio delle proprie abilità dinanzi a chiunque.
Prima di preoccuparci di conquistare l’amore e il corpo altrui, proviamo a conoscere e conquistare il nostro corpo e il cuore, la nostra pelle, la nostra complessa, stratificata, pudica sensibilità.
Solo così saremo in grado di capire cosa ci piace davvero “mangiare”, come e con chi…
(Stefania S.)
