Una donna di 53 anni da oltre un ventennio era insegnante di sostegno in varie scuole nella zona di Monza. Un lavoro ottenuto grazie a due lauree: una in psicologia e l’altra in pedagogia.
Recentemente la docente ha presentato denuncia ai carabinieri per mobbing nei suoi confronti a opera del preside di uno degli istituti in cui lavorava.
A seguito degli accertamenti, con notevole stupore i militari hanno scoperto che le due lauree presentate per il concorso e l’assunzione erano false: lei non aveva mai conseguito attestati presso alcuna università italiana.
In pratica ha insegnato per tutti questi anni senza averne i titoli.
La denuncia perciò le si è ritorta contro: passata in secondo piano la causa per mobbing, la donna, oltre al licenziamento immediato, è stata condannata a risarcire allo Stato circa 314mila euro per tutti gli stipendi percepiti durante la lunga carriera scolastica.
Non è la prima volta che un professionista, anche piuttosto stimato, viene scoperto privo dei titoli accademici da lui millantati.
Ricordiamo casi di primari senza laurea in Medicina, come pure la figuraccia rimediata da Oscar Giannino, ritiratosi dall’agone politico quando si scoprì che la laurea e il master in Economia che sosteneva di aver conseguito erano del tutto inventati.
Per quanto riguarda la docente brianzola, quello che più stupisce è che sia stata lei ad autodenunciarsi, seppure involontariamente. Perché di sicuro, dopo oltre vent’anni, nessuno si sarebbe preso la briga di controllare la veridicità dei suoi certificati.
Il mobbing è senz’altro una pratica odiosa, contro cui è giusto ribellarsi. Ma anche insegnare senza aver alcun titolo è altrettanto odioso, non solo nei confronti degli allievi, ma anche per tutti quei partecipanti al concorso a cui sarà passata davanti in virtù delle sue due lauree.
Forse, a furia di mentire, ci si convince davvero che le bugie siano solo uno strano ricordo.
E come i social purtroppo insegnano, basta ripetere per tante volte una notizia falsa per renderla vera.