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Se n’è parlato molto e ora è arrivato anche in Italia: il cibo a base di insetti.
La prima catena a metterlo sul mercato si trova a Milano e sta avendo un enorme successo, nonostante sia piuttosto caro. Il piatto forte somiglia a un normale panino con hamburger, però il pane è di colore verde per le alghe che compongono l’impasto.
Come farcitura: scamorza, cavolo viola e patata dolce e, per finire, il burger appunto, prodotto dalla pressatura di fagioli cannellini, patata cotta al vapore, pane grattugiato e farina di grillo, presente per un quasi impercettibile 1,6%.
Non sappiamo se una percentuale così bassa già basti a marcare il gusto dell’intero piatto o se l’introduzione di un tipo di ingrediente come questo serva più che altro a cavalcare l’onda dello scandalo a meri fini pubblicitari.
Molti consumatori hanno storto e continueranno a storcere il naso al solo pensiero che l’Unione Europea abbia sdoganato questo genere di alimento, perché ragioni ambientaliste e etnografiche non hanno molta presa su di loro.
Per quanto gli esperti possano spiegare che i cibi a base di insetti siano una risorsa molto più ecosostenibile della carne bianca e rossa, proveniente da enormi allevamenti intensivi, e per quanto gli antropologi ci possano ripetere che molte popolazioni nel mondo si nutrano di insetti già da secoli, ai tradizionalisti resterà sempre il timore di ritrovarsi a mangiare bucatini al sapore di blatta o focaccine di bruco.
Forse, per infrangere un po’ le barriere culturali, basterebbe ricordare che in realtà a molti di noi è già capitato di ingurgitare senza tanti problemi degli artropodi, come nel caso di chi consuma il formaggio coi vermi, le lumache o ogni volta che beviamo aperitivi di un rosso vermiglio, quasi sempre colorati con la cocciniglia, un minuscolo parassita delle piante.
E chi, almeno una volta nella vita, non ha dato un morso a una mela con dentro un verme? Vi ricordate che buon sapore?

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