È accaduto a febbraio, anche se il video ha cominciato a circolare non molti giorni fa, prima di essere cancellato.
Un incidente davvero spaventoso: a Roma, sul Grande Raccordo Anulare, in pieno giorno un’automobile prende fuoco. Il conducente si precipita fuori dal veicolo avvolto dalle fiamme.
Il 54enne purtroppo è morto una ventina di giorni fa per le gravi ustioni riportate.
Ma ciò che ha destato maggiore scalpore riguarda due ragazzi che passavano di lì in quel momento.
Anziché prestare i primi soccorsi all’uomo in fin di vita o chiamare un’autoambulanza, sono rimasti a filmare l’intera scena col telefonino, interessati soltanto a ottenere un documento “acchiappa-like”, da condividere sui social.
D’altronde, i commenti al video sono inequivocabili: “Guarda, ha preso fuoco, senti che calore!” li si sente dire ridacchiando. E, in maniera ancora più esplicita: “Questo lo mandiamo a Welcome to Favelas,” riferendosi a una pagina Facebook e Instagram a cui gli utenti inviano immagini di disagio sociale, per strappare una risata grossolana a chi li guarda.
Ormai la realtà, anche quella più drammatica, sembra filtrata dall’esperienza dei social network. Molti non pensano neanche più a che cosa stia succedendo sotto i loro occhi, ma direttamente a come poterlo sfruttare per godere di un momento di fama su qualche piattaforma online.
A dirla tutta, è una stortura mentale che esiste da decenni: per il reporter di guerra, per il fotoreporter o anche solo per il semplice paparazzo è sempre stata una fortuna imbattersi in qualche tragedia ancora “calda”, e difficilmente aiuterebbero qualcuno in difficoltà, impegnati come sono a documentare l’evento in diretta.
Il punto è che ci siamo trasformati tutti in potenziali reporter: basta un telefonino in tasca.
La vanità spinge sempre più persone a riprendere la scena piuttosto che prestare aiuto. Per fortuna esiste ancora il reato di omissione di soccorso, che ci auguriamo venga fatto valere ogni volta che serve.