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Kenneth Law ha venduto online più di un migliaio di kit prima che la polizia canadese lo scoprisse e provvedesse al suo arresto, troncando questo scellerato e-commerce.
I kit messi in Rete dal sedicente chef, infatti, erano destinati agli aspiranti suicidi: bastava applicare la maschera al nitrito di sodio contenuta al loro interno per trovare la morte.
L’invenzione letale di Law ha avuto grande diffusione anche all’estero. Sette cittadini britannici l’hanno utilizzata per togliersi la vita e si registrano altre tre morti negli Stati Uniti, e tra questi un minorenne.
Anche il nostro paese è stato coinvolto, sembra infatti che un’insegnante di 63 anni residente nel Trentino si sia volontariamente avvelenata con la maschera del kit. Ne sono stati venduti almeno altri nove sul suolo italiano. Gli acquirenti sono stati identificati e si è scoperto che sono tutti ancora vivi.
Durante gli interrogatori, Law ha sostenuto di aver venduto i kit per suicidarsi solo per compiere la volontà di Dio.
Questa notizia, purtroppo, ricorda l’inizio della serie “Futurama”, quando il protagonista Fry incontra il robot Bender all’interno di una delle tante cabine per il suicidio disseminate per la New York di un futuro non troppo lontano.
Speriamo vivamente che non sia questa la tendenza dei prossimi anni: il suicidio istigato online.
Chi compie una scelta del genere è presumibilmente afflitto da una grave forma di depressione. L’unica cura possibile, oltre a quelle mediche, è l’affetto e la vicinanza delle persone più care. L’importante è riuscire sempre a cogliere per tempo il campanello d’allarme e offrire aiuto.

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