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Nel libro di Giorgio Franzaroli, “Orrido famigliare”, si erge fra gli altri il bellissimo personaggio di Lucia; è lei a raccontare le avventure di famiglia, prima nel villaggio minerario di Arsia voluto da Mussolini, in Istria, e poi a Montese, sulla Linea Gotica, mentre infuria l’occupazione tedesca e piovono le bombe alleate.
Con i suoi due bambini, e accanto a un marito che la ama e la rispetta, Lucia affronta momenti durissimi, si preoccupa dei vicini sloveni che spariscono, si rivolge ai tedeschi senza soggezione. Prende posizione, discute da pari con il podestà per difendere i suoi compaesani, mente per proteggere i partigiani, viaggia da sola per riprendere ciò che è suo, sceglie e decide, proprio come tante donne comuni e speciali, che fanno a modo loro.
Sono passati quasi ottant’anni dalla fine della guerra e dalla Resistenza che ha visto una grande partecipazione femminile. Votarono tutte nel 1946, per la prima volta, e furono davvero donne stupende quelle che parteciparono all’Assemblea Costituente, che parlavano la stessa lingua autentica di Lucia e vollero, per tutte, diritti, lavoro, autonomia, pari opportunità.
Quelle donne oggi sarebbero parecchio arrabbiate. Perché i conti ancora non tornano fra donne e uomini in Italia, dove sembra impossibile, per una donna che lo voglia, accedere a posizioni di rilievo in politica o nel lavoro.
La contabilità non garantisce da sola una democrazia, ma è uno strumento per misurarla.
L’espressione “quota rosa” fa venire un po’ l’orticaria, perché evoca una concessione e non un diritto maturato per capacità e competenza, ma nessuno sembra misurare gli uomini di potere dalle loro virtù – dal clima all’economia, dalla violenza alla pandemia, dalla politica all’equità, non sembrano avere numeri vincenti.
Se le donne non hanno lo spazio che compete loro, questo non dice nulla circa la loro capacità, come ci insegnano le nostre madri, le nostre nonne, le nostre amiche, in ogni tempo.
Ci dice, semmai, che dovremmo prendere a misura non il potere, ma i valori che Lucia ha difeso durante la sua vita, dalla cura alle relazioni, dalla giustizia all’onestà, allora sì, la politica sarebbe davvero cosa nobile.

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