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C’è un libro terribilmente attuale, intitolato “La mia patria sono io”, della scrittrice italo-egiziana J.H. Yasmin, in cui si racconta la storia di Noura, tenuta prigioniera nella sua casa.
È una donna divorziata che, come vuole la tradizione islamica, è stata obbligata a tornare dalla sua famiglia d’origine.
Infatti nel mondo musulmano l’uomo ha la facoltà di ripudiare la moglie pronunciando per tre volte di seguito le parole “Enti talek”, che significano “Ti divorzio”.
Tutto qui, non serve altro, e le mogli devono andare via ricoperte di vergogna e infamia.
Questo è quel che avviene “normalmente” in Egitto, ma non sempre la situazione è così disastrosa se, per esempio, si vive in Italia.
Ad Ancona una donna bengalese di 30 anni ha deciso di divorziare dal marito di 41 anni, anche lui bengalese, con cui era sposata dal 2008 in un matrimonio combinato dalle rispettive famiglie.
Lui la picchiava e la maltrattava, perciò alla fine lei si è rivolta a uno studio legale.
Ed è così che i suoi avvocati hanno scoperto che la donna era già stata ripudiata secondo il rito islamico.
“Lo abbiamo appreso andando a prendere gli estremi del matrimonio in Comune, all’ufficio anagrafe”, spiega l’avvocato Andrea Nobili, “c’era un documento depositato, trasmesso dal Bangladesh, che risale addirittura al maggio 2023, che attesta che non sono più sposati.”
Nel documento il marito ha indicato i motivi del ripudio: la donna non si sarebbe comportata da brava moglie:
“Non mi ha trattato da marito, non mi ha dato il pieno rispetto che di solito si dà al marito, è stata insubordinata (è venuta meno all’obbedienza degli ordini), ha commesso adulterio”, ha fatto verbalizzare l’uomo descrivendo le tante occasioni in cui la moglie non si sarebbe presa cura di lui.
Ovviamente il ripudio non ha nessun valore legale in Italia.
Perciò gli avvocati sono ricorsi al tribunale civile per il riconoscimento dei diritti della donna, sottolineando l’invalidità della sentenza islamica per il diritto italiano.
Ora lei vive in una struttura protetta, con i figli minorenni, avendo denunciato il marito per maltrattamenti e lesioni.
Ci auguriamo che almeno la giustizia italiana le dia ragione…

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