Il calcio è lo sport più popolare al mondo e forse il più bello. E durante la diretta delle partite il pubblico televisivo tocca sempre cifre da record.
Una passione profondamente radicata anche in Italia e tristemente legata alle violenze domestiche, che durante le partite sono in religiosa pausa, ma riprendono a scatenarsi quando la squadra del cuore perde.
Parliamo di calcio, ma potremmo parlare anche di Superbowl o di baseball: ovviamente la colpa non è dello sport, né della televisione, né del tifo o dell’alcol che si consuma mentre lo si guarda.
Sebbene nel nostro Paese non esistano studi al riguardo, come invece accade in Canada, Stati Uniti, Brasile e Regno Unito, la connessione tra violenza domestica ed eventi sportivi importanti è la medesima: le violenze raggiungono il picco nove ore dopo la fine della partita, quando la squadra preferita ha perso.
Antonella Veltri, presidente di Donne in Rete contro la violenza, commenta: “Credo si possa affermare che le donne sono oggettificate e ritenute a disposizione del maltrattante. Coloro che, per sfogare una frustrazione, agiscono azioni violente non fanno altro che confermare la tesi che la violenza si fonda su uno squilibrio di potere tra uomini e donne, potere agito dagli uomini in forma violenta per ribadire il proprio dominio di prevaricazione sotto la quale sta un modo diverso di stare al mondo. Pestando i desideri delle donne. Fino alla morte”.
Questi studi sono possibili grazie alle richieste di aiuto delle donne, sempre più consapevoli, anche se ne esiste ancora un gran numero che subisce abusi di tipo fisico, sessuale, psicologico o economico senza avere la possibilità di denunciare.
Veltri conclude: “Possiamo forse dire che le donne, ogni giorno di più, decidono di non rinunciare ai loro desideri, facendo emergere un aspetto di questo fenomeno fino a qualche anno fa sommerso. La violenza è simile in tutto il mondo”.
A tutte le donne ricordiamo l’esistenza dei centri antiviolenza e il numero verde 1522, disponibile 24 ore su 24, 7 giorni a settimana.
Denunciare è il modo migliore per tutelarsi. Ma anche un corso di autodifesa può rivelarsi molto utile, fisicamente e psicologicamente.