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C’è un piccolo villaggio nel distretto di Gharbia, in Egitto, che fornisce al mondo più della metà della richiesta di fiori di gelsomino.
È da qui che è partita un’inchiesta della BBC che ha indagato sul lavoro minorile nei campi di raccolta. I mandanti del crimine? Estée Lauder e L’Oréal, i due colossi della cosmetica, che utilizzano il gelsomino per produrre profumi.
L’indagine è nata dalla famiglia di Heba, una giovane donna che ogni notte si sveglia alle 3 per raccogliere il gelsomino, prima che arrivino i raggi solari a danneggiarlo.
E siccome la paga è già misera, e si guadagna in base al volume di raccolta, quasi tutti i raccoglitori coinvolgono le famiglie, inclusi i figli.
In questo modo, alla fine del turno, Heba e i suoi quattro figli – di età compresa tra i 5 e i 15 anni – guadagnano un dollaro e mezzo (e non a testa, ma per tutta la famiglia!), ovvero un euro e quaranta centesimi.
I reporter hanno seguito una delle sue figlie, Basmalla, 10 anni, in visita da un medico per una grave allergia agli occhi. La vista della bambina potrebbe essere compromessa per sempre se continuerà a raccogliere gelsomino senza agire prima con un adeguato trattamento dell’infiammazione.
Questa è solo una delle centinaia di storie di bambini che ogni notte trascorrono ore al buio a raccogliere i fiori in condizioni desolanti, privati della loro infanzia per pochi centesimi e costretti a dormire per terra tra un turno e l’altro.
Estée Lauder e L’Oréal controllano quasi tutti i grandi marchi di profumi al mondo, sono leader per fatturato nell’industria di cosmetica e bellezza (L’Oréal è prima, e fattura 40 miliardi di euro all’anno, Estée Lauder segue con 7 miliardi), e tra i loro azionisti figurano le maggiori banche e fondi finanziari.
Se quello che è emerso dall’inchiesta dovesse avere seguito, sarebbe ancora più offensivo constatare l’immenso divario tra l’avidità delle multinazionali e i pochi spiccioli che offrono ai propri lavoratori nei campi.
Se nessuno comprasse i loro prodotti diventerebbero più rispettosi?

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