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È successo a Milano ed è successo di recente: alle dieci di sera, due giovani donne che stavano attraversando sulle strisce pedonali sono state travolte da un’automobile guidata da un ragazzino ubriaco.
Una è stata sbalzata sul marciapiede, l’altra investita e trascinata per 300 metri.
A salvarla, una volante della polizia che ha visto le gambe della ragazza sbucare da sotto l’auto. Gli agenti, con l’aiuto di alcuni passanti, hanno sollevato la vettura per liberare il corpo martoriato.
La donna, dopo alcuni giorni di coma, si sta lentamente riprendendo, mentre il giovane investitore è stato salvato da una folla inferocita che voleva linciarlo.
Linciarlo, sì, perché era ubriaco. Ed è impensabile che fosse così alterato da non accorgersi di trascinare il corpo di una persona gravemente ferita e terrorizzata.
Che succede ai nostri ragazzi se sono in grado di mettersi alla guida come fosse l’autoscontro, se uccidono per un nonnulla, stuprano e si prostituiscono, si drogano e si ubriacano fino a perdere la ragione, si aggrediscono l’un l’altro come cuccioli di belve feroci?
Anziché coalizzarsi contro noi adulti che non sappiamo più crescerli né educarli, che non siamo più in grado di supportarli senza viziarli smodatamente, che non riusciamo a esserne complici senza risultare sconsiderati, i giovani di oggi si massacrano tra di loro.
Anziché urlare alle nostre facce distratte la loro rabbia e impotenza si accaniscono a vicenda, fino a diventare disumani.
Si accoltellano tra di loro solo per il gusto di poter fare del male, come nel caso del sedicenne assassinato per un debito di 200 euro da un manipolo di ragazzini benestanti di Pescara.

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