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Riuscire a superare un esame particolarmente difficile con un “aiutino” esterno è sempre stata una tentazione in agguato per molti studenti svogliati. Ancor di più se l’aiutino arriva da una persona qualificata e autorevole, per esempio un docente della materia da affrontare.
La notizia di questi giorni è che l’Università di Genova ha chiesto un risarcimento danni di ben mezzo milione di euro a 26 ex studenti di economia e a un docente di una scuola superiore.
Perché?
Nel 2019 i carabinieri, allertati da una segnalazione dell’ateneo, avevano infiltrato un militare durante una sessione d’esame di Ragioneria generale. Da qui la conferma: gli studenti ricevevano tramite Whatsapp le risposte del test da un docente d’economia, in collegamento da casa.
Secondo l’accusa quello degli studenti e del professore era un sistema collaudato nel quale l’insegnante forniva le risposte agli esami e scriveva tesine a pagamento.
La richiesta di risarcimento è stata presentata ai giudici tramite l’Avvocatura dello Stato e il Tribunale deciderà alla prossima udienza.
Non sempre la strada che sembra più facile è la migliore: lo avranno imparato bene i 26 studenti, alcuni appartenenti alle famiglie più facoltose della città, di cui sono stati pubblicati nomi e cognomi sui quotidiani nazionali.
Di certo la loro carriera lavorativa non inizierà sotto i migliori auspici.
Ma è possibile che per gli studenti ancora non sia chiaro un concetto semplice? A scuola si va per imparare.
Gli esami si superano studiando, perché se non impari non sarai in grado di lavorare. Quale cliente si rivolgerebbe a un professionista ignorante?
È vero, con i soldi di papà si possono comprare gli esami (ma poi ti denunciano e ti ritrovi in tribunale), si possono affittare i locali per aprire uno studio, si possono acquistare i mobili e le suppellettili, ma non si possono acquistare i clienti.
E come recita quel vecchio detto: se non sai fare, prima o poi nessuno ti darà da mangiare.
Ragazzi, datevi una svegliata…

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