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È successo a ottobre a Jesi, in provincia di Ancona, ma è un rituale che purtroppo siamo costretti a vedere quasi tutti i giorni e che accade dovunque.
Di solito è il capofamiglia, padre e padrone in casa, che scatena l’inferno.
In questa occasione è stata la figlia più piccola che è riuscita a sottrarsi alle violenze del genitore, a scappare e a chiedere aiuto nel bar più vicino.
“Per favore chiamate i carabinieri, papà sta facendo di nuovo del male alla mamma e alle mie sorelline.”
Dai primi riscontri è emerso che le violenze domestiche andavano avanti da tempo. L’ultima aggressione era scoppiata qualche giorno prima, a cena, per una banale discussione: pugni sul tavolo, parole cattive e schiaffi sul viso.
Già in passato si erano verificati episodi simili e le urla erano state sentite dai vicini, che avevano chiamato le forze dell’ordine. In quell’occasione la piccola era stata picchiata brutalmente e ricoverata al Pronto Soccorso dell’ospedale cittadino, mentre carabinieri e assistenti sociali procedevano con gli accertamenti.
Ma questa volta la bimba è riuscita a sottrarre se stessa, la madre e le due sorelle ai soprusi e alle violenze del padre.
Adesso si trovano in un rifugio sicuro mentre l’uomo è stato denunciato per maltrattamenti e violenza domestica.
È importante ricordare che nei casi di violenza e stalking si può chiamare il 1522, numero gratuito e attivo 24 ore su 24, dove operatrici specializzate accolgono le richieste di aiuto e sostegno delle vittime.
In alternativa si può chattare direttamente con una operatrice sul sito www.1522.eu o via app. Attraverso il supporto alle vittime, il 1522 sostiene l’emersione della domanda di aiuto, con una assoluta garanzia di anonimato e un servizio multilingue.
Quindi ai primi segnali di violenza domestica, facciamo come la bambina di Jesi: non esitiamo a chiedere aiuto, al 1522 o direttamente alle forze dell’ordine.

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