Quel che accadde se lo ricordano tutti: a Palermo nella notte del 6 luglio 2023 sette giovani, di cui uno minorenne, violentarono una ragazza di 19 anni, che il giorno dopo denunciò lo stupro di gruppo.
Fu fatta ubriacare e poi subì la violenza: il branco si accanì contro la vittima nel cantiere abbandonato del Foro Italico, e il più grande del gruppo riprese tutto con il cellulare per poi girare i video a diversi amici, e per questo motivo è anche accusato di diffusione di materiale pedopornografico.
Il comune di Palermo si era subito costituito parte civile, insieme a diverse associazioni che si occupano di contrasto alla violenza di genere.
Tutti gli imputati avevano optato per il rito abbreviato, negando che si fosse trattato di violenza.
“L’entità della pena non mi è mai interessata perché mi immedesimo nel fatto che si tratta di ragazzi e che per loro una condanna pesante è un guaio. Era importante però che ci fosse la condanna”, ha dichiarato l’avvocata Carla Garofalo, difensore della vittima, “tutto quello che è stato detto attorno a questa sporca vicenda di violenza sessuale di gruppo, è stato detto in un modo violento che ha fatto male a tutti, non solo alla mia assistita ma anche a me”.
La procura aveva chiesto 12 anni di reclusione per tutti tranne che per l’unico non maggiorenne e per un altro che non aveva partecipato alla violenza fisica, ma che aveva pienamente condiviso il progetto criminale del gruppo.
Il tribunale di Palermo ha ritenuto colpevoli tutti gli imputati: quattro di loro condannati a 7 anni di carcere, un altro a 6 anni e 4 mesi, l’ultimo a 4 anni e 8 mesi. Tutti colpevoli di violenza sessuale di gruppo.
A loro, si aggiunge l’unico indagato che all’epoca dei fatti non aveva ancora compiuto 18 anni, già condannato anche in appello a 8 anni e 8 mesi.
I giudici hanno stabilito condanne meno alte di quelle disposte dalla procura, ma per comprendere la distinzione tra le varie pene inflitte bisognerà attendere le motivazioni della sentenza.
Una condanna così dura potrà servire da esempio e da deterrente per i giovani?
Servirà da monito per istituzioni, scuola e famiglie?
Le donne non si maltrattano e non si stuprano.