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Decine di vip in queste settimane, uomini e donne, ci tengono a imprecare contro il “politicamente corretto”: niente sembra più “cool” che invocare il diritto sacrosanto di dire ciò che si vuole come si vuole.
Come se fosse semplicemente una questione di parole.
Il concetto di “politically correct” nasce in ambito storiografico, da una visione a volo d’uccello sulla storia dalla quale si capisce chiaramente che i “vincitori” (quelli che poi la Storia l’hanno scritta), si sono arrogati il diritto di imporre senza scrupoli la propria superiorità, con il colonialismo e la schiavitù, generando altri mostri: la supremazia di una razza su un’altra, di un genere su un altro, l’arbitrio di stabilire chi è normale e chi no.
Lo hanno fatto per così tanto tempo da farci credere che fosse giusto e “doveroso”, e che essere femmina, disabile o non bianco equivale a diventare vittima predestinata della supremazia del più forte.
Possiamo fingere di non sapere?
È questa la domanda che pongono i durissimi racconti di P.G. Daniel ne “I confini del male”, 23 casi di cronaca nera in cui l’Autore descrive parole e gesti di una ferocia spietata e gratuita, che si manifesta tra l’indifferenza generale degli astanti.
Che ruolo hanno le parole in questa realtà di persone violentate, abusate, maltrattate?
Un ruolo fondamentale: “il mondo prende la forma delle parole che ti tirano addosso”.
Dileggio e insulti sanciscono sempre un rapporto di potere, come la “entrée” di una cena fin troppo nota: poi arrivano le botte. Se alcune persone diventano vittime è anche grazie ai vicini di casa, ai parenti, agli insegnanti, testimoni che preferiscono annichilire la propria etica fingendo di non vedere per uscirne illesi.
È confortante sminuire il senso di un insulto, di una frase sboccata: ci rassicura sul fatto che questo è un mondo in cui si scherza parecchio: e che diamine, un po’ di sense of humor, non l’abbiamo sempre fatto?
Facile riempire web e giornali di dibattiti paradossali: poteva il Principe Azzurro baciare Biancaneve mentre dormiva? Ma è solo un vecchio trucco per perdere di vista una storia seria. Una storia di prepotenti che vogliono continuare a sentirsi vincitori.

 

 

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