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I programmi scolastici, i libri che i professori consigliano ai loro studenti e i volumi conservati nelle biblioteche scolastiche sono canoni culturali delicatissimi. Un titolo poco affidabile o poco onesto, magari proposto in un momento di superficialità, può avere ripercussioni inimmaginabili sulla formazione, sulla psiche e sulle idee dei giovani studenti.
E allora com’è possibile che i ragazzi, in questa fase così cruciale della loro educazione, siano diventati oggetto di propaganda politica, e che tale propaganda passi proprio tramite i libri?
L’autobiografia di Giorgia Meloni è stata regalata dal partito da lei capeggiato a tre istituti superiori a Verbania, spacciandolo non per il racconto personale e politico che è, ma come un resoconto della storia recente italiana, mettendo così in secondo piano il personalismo della sua prospettiva.
Una graphic novel incentrata sulla vita di una giovane fascista vittima delle foibe è stata regalata dalla Regione a tutte le scuole piemontesi, destando la preoccupazione anche di due storici, Carlo Greppi e Marco Meotto, riguardo la neutralità dell’opera, peraltro pubblicata da un controverso editore affiliato all’estrema destra.
È indubbio: ultimamente tutti scrivono libri, anche chi non ha molto da dire, e così aumenta esponenzialmente la possibilità che tra questi libri si celino interpretazioni faziose, o prospettive analitiche solo in apparenza oggettive e disinteressate.
Ma alla luce di questi recenti fatti di cronaca, le istituzioni scolastiche hanno mostrato una grave incapacità di distinguere l’interpretazione storica dalla propaganda politica, di discernere fatti realmente accaduti e racconti ideologici, abbandonando così il ruolo formativo che dovrebbero avere nei confronti di ragazzi ancora malleabili, privi degli strumenti per operare del sano scetticismo, che nella loro cieca fiducia di ricevere dalla scuola informazioni corrette e univoche diventano vittime ideali di spietate propagande politiche.
Questo non può accadere. Non lasciamo che la scuola tradisca la fiducia che i ragazzi – e i genitori – ripongono in lei.

 

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