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#mondopop

 

Lo scorso 4 novembre ha fatto un certo scalpore il messaggio che un preside marchigiano ha catapultato – direttamente “dal ventennio” – nelle mail dei suoi studenti: un’invocazione alla guerra e alla “gioventù lontana dai prudenti, dai pavidi” che si sacrificò obbedendo.
Si poteva parlare diversamente di quel “sacrificio”, che va davvero raccontato ai giovani e fuori da ogni retorica, perché comprende quel generale Cadorna che nel 1917 calunniò in Parlamento i soldati che aveva abbandonato nelle trincee dando loro la “colpa” della disfatta di Caporetto.
Subito il preside si è smarcato: “Non ho detto questo, non sono stato capito”. Spararla grossa e smarcarsi è una tecnica molto usata da certe autorità, pare che il senso sia sempre fuori dalle parole che usano. Il che confonde le idee e, alla fine, corrode la dignità delle parole. E forse sta qui il senso del nostro essere orgogliosamente pop. Che non significa frivolo o superficiale, bensì vicino, facile da capire, inequivocabile.
Quante volte abbiamo sentito parlare di foibe, di bombe americane, di Linea Gotica e di antifascismo? E che cosa abbiamo capito, “esattamente”?
“Orrido Famigliare” di Giorgio Franzaroli è un momento altissimo di cultura pop. Questo racconto a fumetti, così godibile e sincero, è un modo per capire “esattamente” che cosa la guerra genera, che cosa una dittatura può fare alle persone – prendendo a botte la loro cultura, la loro lingua e il loro modo di vivere. E fa capire, con la limpidezza di una storia vera, come l’umanità dei due protagonisti, Lucia e Riccardo, che si vogliono bene e continuano a pensare con la propria testa, può salvare non solo la loro la pelle, ma anche quella degli altri. Ogni parola di queste pagine risuona viva, capace di toccare le corde del cuore e del cervello senza inutili artifici e con inusuale grazia.
“C’era una volta una stufa economica”, inizia così questo romanzo a fumetti, e la storia si mette a tavola con noi, quella tavola sconvolta da ciò che la pandemia sta scoperchiando, e mette nel piatto il profumo e il calore di quella umanità che è la più essenziale delle risorse.

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