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“Diventare famosa. Che ci vuole? Basta imbucarsi una sera a una festa insieme al tuo ragazzo…” e lasciarti filmare durante un rapporto intimo.
Il destino di Linda, protagonista di uno degli indimenticabili racconti di “I confini del male”, di P.G. Daniel, è senza dubbio tristemente familiare. Condiviso da tantissime ragazze senza nome, la cui storia viene brutalmente raccontata dai giornali con un linguaggio asettico che mal rappresenta l’abisso di dolore che provano le vittime di Revenge Porn, cioè la condivisione non consensuale di foto e video intimi.
Un dolore ancora più spaventoso quando il video riprende una violenza sessuale subita in uno stato mentale alterato da alcol o droghe.
Tra le vittime di questa “doppia violenza”, ce n’è una che, dai trafiletti dedicati a casi del genere, è stata scaraventata in prima pagina. E il merito è di un uomo.
Un ex comico, dedicatosi con straordinario successo alla politica, che ha deciso di utilizzare fama e potere per rendere pubblico un caso di due anni fa, quando suo figlio Ciro, assieme a degli amici, viene denunciato per violenza sessuale di gruppo ai danni di una ragazza che, pare, sia stata anche ripresa durante lo stupro con filmati poi condivisi in chat.
L’indignatissimo papà, in un accorato video pubblicato sui social, ha voluto difendere il figlio smascherando la menzognera vittima che – a suo dire – non solo non avrebbe denunciato “per tempo” lo stupro, ma addirittura il mattino seguente non mostrava segni adeguati di traumi fisici e psicologici, almeno non adeguati a quei canoni che vorrebbero la donna in lacrime urlare con le vesti strappate il proprio devastante dolore.
Perché ancora oggi funziona così: se il dolore non è mostrato non esiste. Se lo stupro non è lacerante non è avvenuto, e la vergogna e la paura sono frottole inventate per giustificare un’allegra serata tra amici.
Toccherà ai tribunali stabilire cosa sia accaduto davvero quella notte, ma nel frattempo la giovane donna è diventata di dominio pubblico contro la sua volontà: si è divertita? era davvero ubriaca? era dedita abitualmente al sesso di gruppo? ha mancato di coraggio o di sani principi?
Anche questa è violenza. L’ennesima.

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