Mentre ancora, a distanza di quasi due anni da quando tutto è iniziato, ci interroghiamo su che cosa si possa fare per contenere gli effetti di un virus che ha messo in ginocchio il mondo, rischiamo di dimenticare l’esistenza di altri problemi, altrettanto preoccupanti e complessi.
Come quello del cambiamento climatico, l’unico che, in questi mesi così difficili ed estenuanti, non ha subito alcun rallentamento. Anzi, approfittando della nostra stanchezza e della paura, si è fatto più incalzante.
Ma, in mezzo a chi volta le spalle agli effetti della crisi ambientale e a chi preferisce rifugiarsi nel negazionismo, c’è anche chi il clima non l’ha mai perso di vista e non ha intenzione di farlo.
E Greta Thunberg è solo una delle persone che, nelle scorse settimane a Milano, è scesa in piazza per riprendere con rinnovata energia, rabbia, voglia di cambiare le cose, le manifestazioni dei “Fridays For Future”, un movimento attivista di protesta composto da studenti per frenare le conseguenze del riscaldamento globale.
Insieme a Greta, infatti, c’erano anche loro: Vanessa Nakate, attivista ugandese, e Martina Comparelli, attivista italiana.
Giovani donne che non hanno paura di farsi sentire, di assumere il ruolo di portavoce di tanti ragazzi che, come loro, temono per il proprio futuro e si battono per rispettare l’unica casa in cui ci è stata data la possibilità di nascere, crescere e sognare.
“Siamo stanchi dei loro bla bla bla, noi siamo la speranza per il futuro.”
Un’affermazione che è un grido di battaglia per non lasciare che queste parole rimangano, ancora una volta, inascoltate, ignorate, accusate di non offrire una soluzione effettiva.
Perché l’unica soluzione siamo noi. E la determinazione con cui continuiamo a credere.