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Con la Legge di Bilancio 2022 l’IVA sugli assorbenti passerà dal 22 al 10%, esattamente come per altri beni di prima necessità.
Benché in effetti il loro uso sia un’esigenza e non un lusso, ogni donna nell’arco della sua vita spende in media 3000 euro per acquistare assorbenti a causa dell’imposta al 22 per cento, quando la birra da anni è tassata al 10 pur non essendo un alimento oggettivamente necessario per nessuno.
Si tratta di una vittoria di principio più che economica, un passo avanti verso la parità di genere.
In effetti il risparmio dovuto all’abbassamento dell’IVA si aggira intorno ai 300 euro complessivi su un totale che resta comunque decisamente alto, senza considerare che il costo degli assorbenti non compostabili è elevato non solo per il nostro portafoglio ma anche per l’ambiente.
Un assorbente, infatti, impiega 500 anni per smaltirsi e una donna ne consuma quasi 12.000 nel corso della sua vita: oltre che essere molto costoso, è anche estremamente inquinante.
Non bisogna confondere i due aspetti, quello della parità di genere con quello dei problemi ambientali, e ricordare che gli assorbenti inquinano anche con una tassazione più equa.
Perché allora non valutare delle valide alternative, molto più economiche e altrettanto efficaci?
Tra le opzioni più sostenibili troviamo la coppetta mestruale, che ha una durata di dieci anni e ci permette di risparmiare ben 800 euro di assorbenti usa e getta senza avere praticamente alcun impatto sull’ambiente.
Altre alternative ecologiche abbastanza conosciute sono gli assorbenti di stoffa lavabili o quelli biodegradabili e compostabili.
Sarebbe giusto che ciascuna donna venisse informata correttamente sulle soluzioni “green”, indipendentemente dalla lotta alla disparità di genere perché, tanto quanto quest’ultima, anche la lotta per preservare l’ambiente riguarda tutti.

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