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Per quale motivo si resta svegli tutta la notte per vedere un film e poi rivederlo daccapo?
Sentire le lancette dell’orologio che continuano a correre inesorabili verso il mattino e non riuscire a smettere di godere per ogni inquadratura, ogni battuta di dialogo, ogni sospensione narrativa?
Rivedere le scene una, due, tre volte di fila e restare senza fiato, mentre la tentazione di telefonare agli amici più cari, svegliare l’amato che dorme nel letto, diventa più impellente?
Perché ci sono film belli, bellissimi, e film che si trasformano in boato, che assordano e accecano, rendono ogni sfumatura macroscopica e lancinante.
“El Comediante” del regista messicano Gabriel Nuncio è certamente uno di questi boati: un portentoso antidoto alla noia, un rimedio straordinario contro la banalità di sentimenti sempre uguali.
Uscito su Netflix a metà gennaio, è una pellicola facile da raccontare e ancora più facile da guardare, perché è insolitamente spiritosa e commovente, attraversata senza soluzione di continuità da una grazia e una tenerezza rare.
Scritto, diretto e interpretato da Gabriel Nuncio, il film narra la storia di un comico in caduta libera dalle vette del talento fino al suolo della più avvilente quotidianità: ogni sforzo, attitudine e legittima aspirazione si infrangeranno contro la granitica realtà del soldo, del compromesso, dell’ostacolo che gli si para davanti a impedirgli il cammino, senza però degnarlo di uno sguardo. In un susseguirsi di eventi e personaggi avversi che lo umiliano e lo atterriscono, pur non accorgendosi realmente di lui.
E più il protagonista spinge, più affonda, seppure con magistrale ironia. Si ride a denti stretti a guardare “El Comediante”, mentre ci si commuove, ma non è questo a stupire, non è per questo che merita di essere visto.
È che fa venire una gran voglia di pensare, di fare, di essere generosi nel coraggio e nel timore, di continuare a credere strenuamente in ogni inevitabile (ed evitabile) fallimento, di urlare e saltare dinanzi all’alba, di amare a vanvera, a discapito, a costo di sfinirsi, per essere il centro vivo, pulsante e imprescindibile di questa terrificante, magnifica ossessione che è la vita.

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