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Mattia ha 12 anni, ma non è un bambino come gli altri.
Mattia è un Alfiere della Repubblica, con tanto di proclamazione ricevuta dal Presidente Sergio Mattarella.
Un riconoscimento che gli è giunto per qualcosa che Mattia reputa assolutamente normale: prendersi cura di suo padre.
Paolo, il papà, è affetto dal morbo di Alzheimer, malattia che gli è stata diagnosticata quando aveva appena 40 anni. Da quel momento la sua vita è cambiata. E anche quella di Mattia.
Il bambino ha iniziato ad assistere il papà giorno dopo giorno, diventando il suo punto di riferimento per attività quotidiane come lavarsi o vestirsi, fino a quando la situazione di Paolo si è aggravata al punto da dover ricorrere alle cure di una Rsa.
Il piccolo Alfiere della Repubblica ha dedicato il premio al padre, e non poteva essere altrimenti.
Una storia tenera e delicata, ma che nasconde un retroscena purtroppo avvilente. Infatti Michela, madre di Mattia e moglie di Paolo, ha lanciato un appello dopo il riconoscimento conferito al figlio:
“Ci sarebbe bisogno di un aiuto più concreto per le famiglie che si trovano a lottare contro le malattie neurodegenerative, soprattutto nei casi precoci, quando ci sono figli da mantenere e mutui da pagare”.
Come non condividere le parole di questa donna che esorta le istituzioni, così come la società civile, a diventare parte attiva della lotta contro malattie gravemente invalidanti?
È una richiesta di aiuto che racchiude quella di migliaia di altre famiglie nella stessa situazione, per ricevere sostegni concreti e adeguati che consentano di proseguire con la routine quotidiana riuscendo, al tempo stesso, a essere presenti nella costante battaglia alla malattia di un familiare.
Perché una società, per definirsi tale, deve garantire cure al paziente, come avviene in questo caso, ma anche tutti i tipi di sostegno di cui hanno bisogno le famiglie, tanto per assistere, quanto per vivere una sorta di normalità.

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