È accaduto a fine luglio a Primavalle, un quartiere popolare di Roma.
Quattro agenti entrano in un alloggio per una perquisizione ambientale, sebbene non abbiano neppure un regolare mandato, come emergerà poi dalle dichiarazioni della vicina stazione di pubblica sicurezza.
Non si sa ancora come si siano svolti esattamente i fatti, ma di sicuro durante l’operazione di polizia Hasib Omerovic, lì domiciliato, è precipitato dalla finestra da un’altezza tale da lasciarlo privo di sensi sul selciato sottostante. È poi stato ricoverato in coma nel reparto di rianimazione del più vicino ospedale.
Hasib è di etnia rom ed è sordomuto dalla nascita. Il tentato suicidio ipotizzato in un primo momento dai poliziotti coinvolti è stato smentito da successivi accertamenti.
Attualmente le indagini puntano invece a un pestaggio del tutto arbitrario, che si è concluso con i quattro agenti che hanno lanciato il corpo esanime di Hasib giù dal palazzo, così da inscenare un gesto disperato, forse per nascondere tracce evidenti di un abuso di potere e di una violenza ingiustificabili.
È stato grazie all’interessamento di un esponente di Più Europa se il caso non è stato rapidamente insabbiato.
Si ripete ancora una volta il triste copione di un manipolo di “mele marce” che sfruttano lo scudo offerto dalle proprie divise per azioni che vanno ben al di là dei limiti consentiti dalla legge.
Il pretesto per la perquisizione illegittima sembra fossero state alcune lamentele avanzate sui social e nel suo quartiere contro il giovane rom, additato come molestatore.
Un motivo che, se anche venisse confermato, sicuramente non giustifica una reazione tanto abnorme.
Dolente l’intervista rilasciata dalla sorella della vittima, quando racconta della felicità provata di recente per l’alloggio assegnato dal Comune, dopo molti anni di disagio trascorsi in un campo rom.
Una felicità troncata sul nascere, visto che nessuno di loro ha più il coraggio di vivere in quella casa per il timore di altre “spedizioni punitive”.