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Uno degli ultimi atti del governo uscente è stato quello di prevedere una legge a tutela della comunità LGBTQ+.
Il Ministero della Famiglia e delle Pari Opportunità, che fa capo a Elena Bonetti, ha elaborato un piano triennale che dovrebbe riuscire a favorire inclusione e rispetto della diversità in ogni ambito sociale, dagli ambienti lavorativi a quelli scolastici e sportivi, nelle strutture ospedaliere e detentive.
Quel che la legge si ripropone è proteggere e difendere le vittime di discriminazione (effettive o potenziali). Nel caso di chi decida di fare un percorso che lo porti a un cambiamento di sesso, per esempio, allo Stato, attraverso gli enti territoriali, è fatto obbligo di accompagnarlo sia da un punto di vista fisico che psicologico.
Per concretizzare tutto questo, nel disegno di legge appena varato è previsto un supporto alle figure professionali chiamate a gestire un tale tipo di assistenza (il cosiddetto “Diversity Management”).
Il piano della Bonetti è in linea con le disposizioni europee, che contemplano tutta una serie di finanziamenti e agevolazioni per la piena attuazione della parità di genere.
Del resto, quasi tutti gli altri Paesi occidentali hanno approvato già da molti anni regole di questo genere, mentre l’Italia ancora arranca, dopo il recente insuccesso del tanto dibattuto DDL Zan.
C’è però da aggiungere che, anche qualora il Governo Draghi riesca, come si è ripromesso, a far passare una tale normativa prima del cambio dell’esecutivo, il governo che lo seguirà, presieduto da Giorgia Meloni, non si preannuncia particolarmente interessato ai diritti di gay e transgender.
Sarà il futuro Governo Meloni a dover mettere in pratica il progetto ereditato dai predecessori.
Lo farà?
I dubbi in merito sono più che legittimi.

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