Orsetta non ne vuole sapere. Di come era prima, di cosa era prima.
Se ne sta lì, ostinata e irrevocabile, nello sguardo sperduto e allarmato di questo mondo nuovo intricato di ostacoli, nel corpicino scarnificato che ondeggia, sbatte, scivola, striscia, si rialza e di nuovo cade.
Nelle zampe che non sorreggono più e anzi ingannano, si divaricano e si scompongono nella rabbia sconfortata di ritrovarsi invischiata nei propri umori senza potersene allontanare.
Nei giorni buoni mangia come un lupetto, famelica e inquieta, e come un lupetto si aggira imperterrita fino a trovare il pertugio, l’anfratto, lo spigolo sporgente, quel centimetro insospettabile che alla fine la incastrerà in una lotta furibonda che ferisce lei e atterrisce noi.
Di notte sogna oppure vaga nei suoi cerchi concentrici sempre più minuti e offuscati: ottusamente, coraggiosamente.
E alla fine ce la fa. Se ne sta lì a ribaltare pronostici funerei, veterinari pessimisti, malattie terminali e giorno dopo giorno resiste. Guadagna chilometri a testa bassa, a passo malfermo, mentre continua a interessarsi degli odori del mondo.
Orsetta s’incurva, s’impunta perché non vuole cambiare strada e non vuole cambiare sguardo, siamo noi che la guardiamo impotenti.
Il resto non conta, oggi c’è solo la tua assenza.
19 anni, 6 mesi e 13 giorni insieme: grazie, preziosa amica, amore raro.
(Fabri e Dani)