“Più ci penso e più ci piango, amore mio.
Per il mio corpo, per il tuo corpo.
Per tutti i baci che ci siamo dati.”
I benefici del contatto fisico il nostro corpo se li ricorda tutti.
Dimentica i discorsi, la rabbia, le promesse deluse, ma custodisce negli anni la memoria di un bacio.
Quando facciamo di nuovo l’amore con qualcuno, anche se è trascorso molto tempo, riconosciamo le vecchie sensazioni, inconfondibili tracce che erano latenti sulla nostra pelle e che al solo sfiorarle riprendono vita.
Anita Docile, nel suo diario poetico “A volte mi calmo: ritratti di amore e disamore”, ci racconta la fine di una relazione sentimentale, la rottura di un contatto fra due corpi che si sono desiderati.
Quando veniamo lasciati, il ricordo dell’altro ci fa stare talmente male che la prima reazione è provare a disfarci di tutto ciò che può avere un collegamento con quella persona: fotografie in cui sorridiamo abbracciati e vecchi maglioni vengono eliminati con la precisione di un chirurgo, ma ogni dettaglio dello spazio emotivo che abbiamo condiviso rimane nell’aria a ricordarci quanto ancora il corpo e il cuore bramino quei momenti di felicità.
Ci sforziamo di tenere a freno la fantasia, ma inevitabilmente passiamo ore a ricostruire i ricordi quasi fossero burattini di un macabro teatrino, perché l’amore scrive nel corpo le sue pagine più belle e di questa memoria nessuno è in grado di liberarsi.
Ma esiste un modo di consolare il corpo? Di trasformare la fragilità in forza e la paura in coraggio?
Sì, e Anita Docile lo spiega chiaramente: bisogna affidarsi a parole nuove, riempire la mente e il cuore di immagini potenti, avere la lealtà di guardare dentro e fuori di sé. Solo così saremo in grado di trasformare il dolore in un’ostinata, salvifica tenerezza.
A completare questa narrazione leale e commovente, 63 splendide illustrazioni a colori da staccare e appendere in qualsiasi luogo della casa per contrastare i momenti di sconforto e la malinconia: i nostri occhi sanno come guardare, se li circondiamo di bellezza.
