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Con la Storia è sempre una questione di prospettiva. Che sia giusta o sbagliata dipende da dove la si guarda e, soprattutto, da dove la guardano gli altri.
E il problema sta proprio in questa indeterminatezza, in questa ambiguità che ha sempre permesso e giustificato abusi, violenze, imposizioni di ideologie dispotiche e inarrestabili. Che ha dato vita a battaglie condotte in nome di una giustizia inesistente, che ha sedato opposizioni etichettate come scorrette, che ha costretto al silenzio pensieri considerati errati solo perché troppo pericolosi per la sopravvivenza di un equilibrio già instabile.
Questa è la Storia. Soprattutto quella vissuta dai protagonisti di “Orrido famigliare: Primavera di bellezza”, la seconda graphic novel realizzata da Giorgio Franzaroli, straordinario vignettista satirico bolognese.
Un racconto che inizia nel 1925, quando gli assalti e le violenze degli squadroni fascisti cominciano a divenire parte integrante della quotidianità nel paesino emiliano di Montese.
Una quotidianità che il nonno dell’autore, Riccardo, proprio non riesce ad accettare, e a cui non si vuole rassegnare.
Ma questa volontà di rivalsa si scontra con l’impossibilità di comunicare con chi conosce solo un linguaggio: quello delle minacce, delle intimidazioni e delle torture. Il linguaggio del pensiero unico, del “sei con me o contro di me”.
E allora non rimane altro che fuggire, aspettare che le acque si calmino, cercare di non farsi illudere da chi promette pace e libertà e come ricompensa offre solo altra guerra e devastazione.
“Orrido famigliare: Primavera di bellezza”, secondo volume della trilogia “Orrido famigliare”, racconta questo e tanto altro: dall’esilio di Riccardo in quanto comunista in Belgio, Germania e Francia, alla terribile esperienza della Legione straniera, fino al ritorno a Montese, alla Resistenza partigiana, al nuovo esilio in Istria per non voler diventare fascista.
Il tutto raccontato dalla voce del padre dell’autore, attraverso un meccanismo di trasmissione della memoria di generazione in generazione, affinché la Storia e le sofferenze che porta con sé non vengano dimenticate.

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