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“Le spiegò che di sicuro un maleficio le aveva bloccato l’utero e quindi Noura, per volontà di suo suocero, fu portata da uno stregone che le diede un sacchettino pieno di semi e i resti del cordone ombelicale di un neonato, da tenere ogni notte sotto il cuscino.”
La maternità è uno dei momenti più importanti nella vita di una donna, ma anche uno dei più complessi, specie se il desiderio di diventare madre non si realizza.
In alcuni Paesi, una donna che non resta incinta si macchia di un’onta terribile, al pari di una sciagura. È quello che accade, nell’Egitto dei nostri giorni, a Noura. Ne potete leggere la storia nell’antologia di J.H. Yasmin “La mia patria sono io”.
Il matrimonio con uno sconosciuto, combinato dalle rispettive famiglie, viene accettato dalla protagonista di questo doloroso racconto soprattutto per la possibilità di diventare madre.
All’inizio la gravidanza che non arriva non desta particolare preoccupazione nel consorte ma, col tempo, intorno a Noura crescono le ansie della famiglia per quel grembo che rimane vuoto.
La sua vita si riempie così di sofferenza, violenze domestiche e soprusi, a cui la donna non trova il coraggio di reagire, se non raccontandosi con lealtà e tenerezza all’autrice di questo intenso volume.
Come lei, altre nove donne hanno affidato le loro voci alla scrittrice italo-egiziana J.H. Yasmin, senza omettere gli aspetti più incomprensibili e umilianti della condizione femminile nella cultura egiziana.
E lo hanno fatto utilizzando uno pseudonimo, perché rompere il muro del silenzio significa rischiare la vita, equivale a dichiararsi in rotta con la cultura tradizionale del loro Paese.
“La mia patria sono io” racconta di donne piegate al volere di una cultura maschilista e patriarcale, di spaventose violenze tra le mura domestiche senza che nessuno intervenga in loro difesa, di tradizioni alle quali non si ha altra scelta che obbedire.
Storie che sembrano arrivare da un tempo lontano e che invece sono tutte contemporanee, raccontate con impareggiabile grazia e rispetto da J.H. Yasmin.

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