“A volte mi calmo” è una frase fin troppo familiare per moltissime persone, quando lo stato d’animo abituale è distante chilometri dalla quiete o, almeno, da una parvenza di pacatezza.
Eppure è una frase che strappa un sorriso a chiunque vi si riconosca, seppure con un pizzico di imbarazzo: a volte mi calmo, ma quasi sempre no.
“Sembra scritto per me” è stato il commento abituale delle tantissime persone che durante il Salone del Libro di Torino si sono fermate al nostro stand per guardare ridacchiando il volume di Anita Docile, intitolato appunto “A volte mi calmo: ritratti di amore e disamore”.
Uomini e donne di ogni età che, con una punta di orgoglio, lo hanno acquistato per rivendicare a testa alta il diritto di essere impetuosi, tumultuosi, furiosi e, di tanto in tanto, pacificati con sé e il mondo.
E di saperlo fare con ironia e consapevolezza: “Ho un brutto carattere, lo so, ma è sempre meglio che essere perfetto”, ci ha confidato uno di loro ridendo.
La stessa ironia (e tenerezza) con cui l’autrice si mette a nudo in questo libro, per affrontare e superare il trauma di una storia d’amore finita nel peggior modo possibile:
“Io e te.
Noi due. Te lo ricordi?
Forse no.
Altrimenti saresti qui con me, e non lì con lei”.
Lo sgomento di un abbandono percepito come improvviso e inspiegabile, la vita che si capovolge azzerando ogni certezza, la calma che svanisce all’orizzonte e la mente che si perde nel vortice di domande insensate e ossessive:
“Ma come ti è venuto in mente
di non amarmi più?
Io ero lì
che ti sognavo tutte le notti
e tutte le notti nei miei sogni
tu eri felice”.
In questa raccolta di riflessioni, sorprendenti come un temporale estivo, impera la consapevolezza di essere inadeguati rispetto alle situazioni della vita, goffi quando si vorrebbe risultare stabili e abili, ma capaci di riuscire a provare per se stessi una profonda, pervicace, salvifica simpatia:
“Non sono così asociale
come dicevi tu.
Infatti parlo continuamente
tra me e me”.
Un volume indimenticabile, completato da 63 bellissime illustrazioni, un invito a perseverare nelle nostre reazioni scomposte, contrastanti, alimentate da percorsi logici a singhiozzo e tanto cuore.