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“Aveva dovuto studiare senza risparmiarsi per arrivare dov’era.
Era fiera di se stessa, dei traguardi raggiunti e dell’idea che gli altri avevano di lei.
Un’immagine costruita meticolosamente negli anni.
Jumana non era solo una donna colta, era una scienziata, un medico, una ricercatrice, un esempio per tutte le donne che ritenevano quella carriera riservata esclusivamente agli uomini.
Si sentiva soddisfatta e sicura di sé, e sapeva che avrebbe potuto puntare ancora più in alto, se solo fosse dipeso da lei. Ma non dipendeva da lei.
Aveva un marito, tre figli ancora piccoli e una suocera a cui badare.
Al volante della nuova automobile, acquistata con i guadagni del suo lavoro, Jumana pensava a come avrebbe potuto essere la vita senza la continua intrusione di sua suocera.”
Inizia così la storia di Jumana, inserita nella bellissima antologia “La mia patria sono io” di J.H. Yasmin, in cui la scrittrice italo-egiziana dà voce a nove donne che, ben consapevoli dei rischi, hanno scelto di raccontare sotto pseudonimo la difficile condizione femminile nell’Egitto di oggi.
Jumana, donna affermata nel lavoro, tra le mura domestiche è costretta a convivere con la presenza asfissiante della suocera, iniziata addirittura durante il viaggio di nozze con il marito.
Così come previsto dalla tradizione, Jumana non può che assistere impotente alla manipolazione che la suocera mette in atto sulla famiglia, intromettendosi perfino nell’educazione dei figli.
“Jumana si sentiva un’ospite, a volte una serva, più spesso una badante, ma mai in quegli anni si era sentita la padrona di casa.”
Per cercare un po’ di libertà fuori dalle mura di casa, la protagonista del racconto inizia un’amicizia del tutto platonica con un giovane uomo, che in breve la condurrà ben oltre il limite delle convenzioni sociali, facendo precipitare la vita di Jumana in un baratro.
Perché nell’Egitto dei nostri giorni la condizione femminile è ancora tragicamente ancorata a tradizioni millenarie di soprusi e vessazioni, contro le quali queste nove donne hanno deciso di ribellarsi raccontando la pura e semplice verità in un libro dal titolo fin troppo eloquente: “La mia patria sono io”.

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