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“L’imperturbabilità del Nulla
e la continua mutazione del Reale
sfottono la nostra laboriosità
e ci sussurrano ‘questa non è vita’,
quando le nostre menti stanche
si preparano ad addormentarsi,
posate tra mille sensi di colpa
e incompletezza
su un cuscino azzurro
bagnato di lacrime mai piante.”
Roberta Margiotta, poetessa appena ventenne, debutta con la sua raccolta “Ero feroce in sogno”, pubblicata da Pop Edizioni. E leggendo i suoi versi non è difficile comprendere perché riescano a colpire direttamente al cuore.
Quello che invece è più difficile da comprendere è come sia possibile che una giovanissima autrice riesca a percepire con precisione chirurgica la fatica, la delusione, lo scoramento che appartengono (o dovrebbero appartenere) a un’età decisamente più adulta: le menti stanche e insonni, gravate dalla disillusione “di mille sensi di colpa e di lacrime mai piante”.
Ma perché da adulti non riusciamo più neanche a piangere per quell’amarezza che percepiamo come ingiusta e immeritata?
Roberta Margiotta, con l’acume che solo un sincero talento riesce a donare, conosce bene la continua mutazione della realtà, il logorio quotidiano che si prende gioco dei nostri intenti, della più ostinata determinazione che spesso si infrange contro ciò che non riusciamo a modificare, ma neppure ad accettare.
Ci sforziamo e lottiamo per risultati troppe volte al di sotto delle nostre aspettative.
Siamo creature volenterose ma talvolta infelici? Forse sì.
Perciò bisogna impegnarsi per coltivare in ognuno di noi quel bagliore che ci consente di sopravvivere, di sorridere, di amare, nonostante sia complicato e faticoso.
Perché, come scrive Roberta Margiotta in questa sorprendente raccolta di poesie:
“L’unica pecca dell’anima
è che è facile da trascurare”.
Ma la poesia, come la letteratura e l’arte in generale, è un ottimo lenimento.

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