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“Orrido famigliare” è molto più di un fumetto, è un romanzo.
È un romanzo vero e proprio in quanto Giorgio Franzaroli, oltre ad averlo disegnato e congegnato secondo i più classici stilemi del fumetto, è riuscito a dotarlo di un testo profondo e mai banale, che gode di una prospettiva sui fatti storici preziosissima.
Uno dei temi fondamentali infatti è quello dell’ex-Istria italiana.
Franzaroli ne parla guardandosi bene dal ricorrere a qualsiasi tipo di retorica, innanzitutto perché si muove da un punto di vista privilegiato, quello della sua famiglia, obbligata dal regime fascista ad andare a lavorare nella miniera di Arsia, nelle zone al tempo occupate al di là dell’Adriatico, basandosi perciò su racconti realmente vissuti, dunque carichi di particolari anche spiccioli e quotidiani che riescono a restituire alla narrazione una verità spesso lontana dalle fredde e sbrigative descrizioni degli storiografi.
In secondo luogo, ciò che Franzaroli ci dice confuta in gran parte la versione ufficiale adottata da qualche decennio a questa parte da una certa fazione politica, che riduce gli italiani a vittime infoibate per pura crudeltà da un manipolo di guardie titine.
Questa graphic novel invece ci ricorda che nulla accade mai per caso, mostrandoci come gli italiani, specie nel periodo fascista, avessero tentato di sradicare in ogni modo la cultura croata dalla sua terra d’origine, anche a costo di imposizioni cruente e spietate, che non fecero altro che esacerbare gli animi degli autoctoni, che alla fine trovarono la propria rivalsa, come spesso avviene, anche a spese di gente che non aveva colpe.
L’aspetto più interessante sta nel fatto che l’impianto retorico costruito da chi ha interesse a manipolare la storia a fini prettamente politici venga qui confutato dal nipote di persone che quei fatti hanno vissuto veramente, sulla propria pelle.

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