“Ma che uomo sei? Tua moglie se ne scappa con un altro e tu zitto. Sei sempre stato una mezza cartuccia. Un buono a nulla. Tu una vera donna come me non te la sei mai meritata. Ma che ho fatto di male per ritrovarmi un pesce lesso come te tra i piedi?
Meno male che ho trovato Cesare. Lui sì che è un uomo. Lui sì che mi fa stare bene. Usciamo con molti dei tuoi colleghi, quelli con cui uscivamo io e te. Si divertono tutti con Cesare. Lui sì che è uno che sa stare in compagnia. Che sa far stare bene una donna.”
Tristemente abituati ai tantissimi casi di femminicidio o di violenza contro le donne, tendiamo a scordarci delle angherie che anche agli uomini capita di subire da parte delle proprie compagne.
Certo, sono casi percentualmente molto inferiori rispetto alle prevaricazioni maschili, e si compiono con modalità differenti, che non comportano quasi mai violenza fisica.
Ma esistono situazioni in cui anche l’uomo viene aggredito fisicamente dalla partner. È facile che si vergogni a sporgere denuncia o a raccontarlo in giro per timore di essere ridicolizzato.
Il più delle volte, però, quella commessa dalla donna è una violenza psicologica, in cui l’uomo viene svilito, maltrattato e tiranneggiato nella
convinzione che l’amore per i figli vincerà la tentazione di concludere un rapporto tanto tossico.
È ciò che accade a Luca, protagonista di uno dei racconti di “I confini del male”, scritto da P.G. Daniel e pubblicato da Pop Edizioni.
Luca ha resistito finché ha potuto, ma alla fine decide di troncare la sua relazione con Roberta, dopo dolorosi tentennamenti dettati soprattutto dall’attaccamento per i figli.
L’ex-moglie però non smette di insultarlo e umiliarlo anche a rapporto finito.
Non importa che siano uomini o donne, ciò che spinge certi soggetti a tentare di rovinare la vita delle persone vicine è sempre un desiderio di dominio che gratifichi le loro squallide personalità, noncuranti del dolore che procurano a chi sostengono di amare.
