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“A volte mi calmo”, di Anita Docile, è un libro sull’amore e sul disamore.
Inizia da un abbandono con cui l’autrice tenta continuamente di scendere a patti, pur non riuscendo ad accettare l’infelice esito del rapporto di coppia bruscamente concluso.
La prima fase è quella dello sconcerto, che si accompagna alla più frastornata disperazione per essere stata abbandonata. È un sentimento che va al di là della semplice esperienza personale, e che riguarda tutti.
Rappresenta l’incapacità del nostro ego di accettare che qualcuno possa lasciarci, soprattutto se riteniamo che quel qualcuno abbia ricevuto tutto il nostro amore.
È un abbandono vissuto come ingiusto e incomprensibile, quasi che l’amore sia un merito e il disamore un demerito: non mi ami perché non valgo abbastanza.
Un approccio irrazionale: la reazione immediata di un animo offeso che affonda giorno dopo giorno nel patimento e nel compatimento di sé.
Ma l’autrice sa che da ogni ferita si può guarire, facendo leva su due armi che ognuno di noi possiede: la tenerezza e l’autoironia. Una dolente vena umoristica attraversa le pagine del libro, in una disamina della vita propria e altrui che si fa via via più chiara, fino a divenire chirurgica.
“Ho conosciuto un’altra donna.
così mi ha detto: un’altra donna.
Come
se io fossi quella cosa lì.
Una donna e nient’altro.
Come se tutto il tempo
e tutte le mie parole
mi avessero reso simile a una qualunque donna.”
Nessuno di noi rappresenta solo una categoria, donna o uomo, partner o single, ma è un individuo preciso, insostituibile.
Non si può cambiare donna con la stessa nonchalance con cui si cambia un vestito. E non si può cambiare un amore con qualunque altro amore.
Si può però imparare a sorridere della propria fragilità.
Il volume è impreziosito dalle emozionanti illustrazioni della pittrice uruguaiana Catherina Romanelli, perché solo circondandosi di immagini belle e parole potenti si può iniziare a guarire da un grande dolore.

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