“A volte mi calmo” di Anita Docile è un libro intessuto di sana ironia e altrettanto sana sofferenza.
La sofferenza è quella provocata da un amore finito all’improvviso, per ragioni apparentemente inspiegabili.
L’ironia è nello sguardo della protagonista, che vive questo momento straziante senza mai farsi mancare l’unica arma di difesa rimastale: la capacità di vedere il lato involontariamente buffo anche in una situazione tanto penosa, a partire prima di tutto dall’osservazione delle proprie reazioni.
“Non sono così asociale
come dicevi tu.
Infatti
parlo continuamente tra me e me.”
Quando una relazione sentimentale finisce per volontà altrui è difficile farsene una ragione, mentre le domande pulsano ossessive nella mente, alla ricerca di una risposta che ovviamente non esiste.
“Che poi cosa vuol dire non ti amo più?
Che prima mi amavi e adesso no?
Che invece non mi hai mai amata
e dunque neppure adesso?”
Perché è proprio questo il punto: qual è l’essenza dell’amore? Soprattutto, qual è l’essenza del disamore? Come si può smettere di amare qualcuno che prima occupava per intero la parte migliore della nostra vita?
“Io e te.
Noi due.
Te lo ricordi?
Forse no.
Altrimenti saresti qui con me e non lì con lei.”
Se un amore finisce, tendiamo a farcene una colpa, quasi fosse un demerito. E non lo è.
Ma bisognerebbe chiedersi perché non ci siamo accorti dei tanti segnali di disamore che certamente aleggiavano intorno a noi.
“A volte mi calmo” è un libro potentissimo, utile a chi deve comprendere i propri sentimenti per guarire da una brutta ferita. Perché è un libro divertente e commovente allo stesso tempo, leale e accogliente dalla prima all’ultima parola.
In più, il volume è impreziosito da 63 splendide illustrazioni, realizzate dalla pittrice uruguaiana Catherina Romanelli, che insieme ai testi possono essere staccate, incorniciate e appese alle pareti di casa.
Perché per guarire da un dolore bisogna innanzitutto circondarsi di parole e immagini bellissime.