Lo scrittore P.G. Daniel ha all’attivo più di una ventina di pubblicazioni, narrativa soprattutto, oltre ad alcuni saggi.
La sua cifra stilistica principale è il sarcasmo. Non questa volta, però. Non per “I confini del male”, la raccolta di racconti che ha pubblicato con Pop Edizioni e di cui oggi vogliamo parlarvi.
Per quest’opera l’autore ha rinunciato anche al più lieve accenno di umorismo ed effetti estetici.
Lo stile infatti è asciutto, rigoroso, perfettamente funzionale al tipo di storie che racconta: i soprusi subiti dai soggetti più deboli per mano di persone che, pur in condizioni di aiutarli, preferiscono invece approfittarsi di loro o accanirsi ulteriormente, per un tornaconto personale o per un’ingiustificabile crudeltà.
Tutti i racconti sono ispirati a recenti episodi di cronaca nera e la raccolta diventa lo specchio di una società sempre più priva di umanità, tra femminicidi, abusi su minori, bullismo, maltrattamenti di anziani, prepotenze commesse ai danni di immigrati o disabili.
Il racconto più esemplare è forse quello che ha per titolo “Dick”.
Moltissimi lettori hanno tenuto a ribadire come, tra le tante angherie descritte nel libro, questo episodio li abbia messi a dura prova più di ogni altro. “Un pugno nello stomaco” è il commento più ricorrente.
Potrebbe apparire singolare che tra le varie sofferenze di esseri umani che vengono descritte la storia che più colpisce sia quella di un cane. Un randagio che nell’afoso pomeriggio di un paesino spopolato viene scelto da tre amici come passatempo, costretto a subire orribili sevizie solo per un infame divertimento.
È forse l’assoluta gratuità delle loro violenze a muovere ancora più a compassione il lettore, dinanzi a un cagnolino che scodinzola fiducioso nell’attesa di una carezza.
Assistere alla tortura di un animale indifeso rende nella maniera più esplicita la grettezza d’animo e l’amoralità (come sinonimo di vuotezza interiore) di questi campioni di una certa parte della nostra società ormai allo sbando.
