Da ragazzina, ogni sera, mi addormentavo pensando: oggi è stato il giorno più bello della mia vita. Ed era vero.
Non riuscivo a immaginare una felicità che potesse essere altrettanto piena e totale: nessuno, in tutto l’universo, era più felice di me. La vita, nella sua interezza, mi si offriva ogni mattina carica di doni preziosi e inaspettati, che coglievo a piene mani saltellando nel mio presente come una giovane gazzella spettinata.
Fino a quando un biondissimo primo amore si è stagliato, immenso e devastante, a occupare ogni mio orizzonte: splendido e crudele come solo un primo amore può essere. Preda delle mie nuove emozioni, mi è crollato il mondo addosso e ogni giorno si è trasformato nel giorno più brutto della mia vita.
Di colpo, dormire era diventato un pianeta lontano e me ne restavo nel letto pietrificata, singhiozzando nel buio, con la speranza che lui arrivasse a salvarmi con infiniti baci. La vita si era trasformata in un’entità sconosciuta e incomprensibile, che si accaniva con straordinario slancio contro di me. Un dolore ininterrotto mi annebbiava la mente con un’unica stupidissima domanda: perché non mi ama, se io lo amo così tanto?
Ed era la domanda sbagliata, dal momento che avrei dovuto chiedermi: perché amo chi non mi ama? Perché desidero la presenza di chi mi delude profondamente?
Ma a sedici anni non ero in grado di capire me stessa e gli altri. Eppure, in quel vortice di sentimenti fraintesi, percepivo un doloroso senso di perdita, un’insopportabile verità: non sarei stata mai più libera, né intatta. I miei pensieri e le mie emozioni potevano essere contaminati e condizionati da qualcuno che non ero io. All’improvviso, mi scoprivo in balìa dei miei sentimenti che, purtroppo, erano a disposizione di chiunque.
Più o meno come oggi, ma con una notevole differenza di tonicità, fisica e mentale, che non cambia la sostanza del problema, ma la forma sì: perché se proprio devo soffrire per una carogna, preferirei farlo ancheggiando sconsolata su un paio di gambe da urlo, mentre scoppio di salute nel mio involucro perfetto di pelle tesa. Oggi, che se singhiozzo eccessivamente mi viene mal di schiena o il torcicollo.
Non riuscivo a immaginare una felicità che potesse essere altrettanto piena e totale: nessuno, in tutto l’universo, era più felice di me. La vita, nella sua interezza, mi si offriva ogni mattina carica di doni preziosi e inaspettati, che coglievo a piene mani saltellando nel mio presente come una giovane gazzella spettinata.
Fino a quando un biondissimo primo amore si è stagliato, immenso e devastante, a occupare ogni mio orizzonte: splendido e crudele come solo un primo amore può essere. Preda delle mie nuove emozioni, mi è crollato il mondo addosso e ogni giorno si è trasformato nel giorno più brutto della mia vita.
Di colpo, dormire era diventato un pianeta lontano e me ne restavo nel letto pietrificata, singhiozzando nel buio, con la speranza che lui arrivasse a salvarmi con infiniti baci. La vita si era trasformata in un’entità sconosciuta e incomprensibile, che si accaniva con straordinario slancio contro di me. Un dolore ininterrotto mi annebbiava la mente con un’unica stupidissima domanda: perché non mi ama, se io lo amo così tanto?
Ed era la domanda sbagliata, dal momento che avrei dovuto chiedermi: perché amo chi non mi ama? Perché desidero la presenza di chi mi delude profondamente?
Ma a sedici anni non ero in grado di capire me stessa e gli altri. Eppure, in quel vortice di sentimenti fraintesi, percepivo un doloroso senso di perdita, un’insopportabile verità: non sarei stata mai più libera, né intatta. I miei pensieri e le mie emozioni potevano essere contaminati e condizionati da qualcuno che non ero io. All’improvviso, mi scoprivo in balìa dei miei sentimenti che, purtroppo, erano a disposizione di chiunque.
Più o meno come oggi, ma con una notevole differenza di tonicità, fisica e mentale, che non cambia la sostanza del problema, ma la forma sì: perché se proprio devo soffrire per una carogna, preferirei farlo ancheggiando sconsolata su un paio di gambe da urlo, mentre scoppio di salute nel mio involucro perfetto di pelle tesa. Oggi, che se singhiozzo eccessivamente mi viene mal di schiena o il torcicollo.