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“I confini del male” è un libro scritto da P.G. Daniel e pubblicato da Pop Edizioni.
Ventitré storie di quotidiana crudeltà. Ventitré racconti di vittime e carnefici, soprusi e prepotenze, compiuti nella quasi assoluta indifferenza della società circostante.
Lo stile di P.G. Daniel è asciutto, conciso, privo di sentimentalismi: una nuda, realistica esposizione degli eventi è più che sufficiente, senza il bisogno di esplicite riflessioni morali, sembra volerci dire l’autore.
Il racconto conclusivo si intitola “Leonora”. Parla di una baby gang che, come passatempo, tormenta in vari modi gli abitanti più deboli del quartiere: ragazzi con disabilità o anziani indifesi.
Il gruppo di ragazzi annoiati, senza prospettive né particolari interessi, trascorre le giornate facendo del male agli altri con grande soddisfazione.
La vittima perfetta è Leonora, una ragazzina affetta dalla sindrome di Down che, per ingenuità, è pronta a seguirli senza fare troppe storie, andando così incontro a un tragico destino.
La parte finale del racconto, che è anche quella con cui l’intero libro si chiude, offre la perfetta descrizione di quanto alberghi nel cuore dei tanti aguzzini protagonisti delle storie presenti nella raccolta e di molte pagine della peggiore cronaca nera:
“Tutto sta nel dare retta alla parte più istintiva e primitiva di ognuno di noi, ignorando le sovrastrutture etiche e quello che l’educazione ci impone.
Il segreto è vedere un debole e decidere di accanirsi su di lui, anziché pensare di proteggerlo. Non è così difficile, dopo tutto. Davanti alla supplica, davanti a una richiesta d’aiuto, anziché intenerirsi, inferocirsi”.
Per fortuna dentro di noi c’è un secondo elemento che contrasta continuamente questo istinto primigenio di sopraffazione, ed è l’empatia, a cui dobbiamo sempre cercare di dare voce.

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