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“Era la prima volta che mi legavano a un letto, ed è sconvolgente essere legati: farebbe impazzire chiunque.
È una tortura progressiva: più ti ribelli e ti agiti, maggiore diventa il sopruso e inaccettabile l’ingiustizia. Più aumenta la pressione delle cinghie più ti sembra che le tue ossa si stiano comprimendo fino a schiacciarsi.
Se invece riesci a mantenerti calmo, se riesci a ignorare le cinghie fingendo di non vederle e non sentirle, se sei in grado di ordinare al tuo corpo di rilassarsi, di divenire molle e accogliente, le cinghie per incanto si allentano un poco, si allontanano di un millimetro dal tuo corpo e il miracolo può compiersi: nella tua mente spariscono, dalla tua carne anche.
Ma per farlo bisognerebbe possedere la lucidità e la perseveranza di Ulisse.
Io non sono Ulisse, sebbene in quel risveglio non fossi agitato come avrei potuto e dovuto essere, probabilmente grazie ai farmaci che mi avevano iniettato.
In fondo, non mi trovavo a Guantánamo, ma nel reparto psichiatrico dell’ospedale San Paolo di Savona, in Valloria, e dopo un tempo relativamente breve (la percezione di breve cambia considerevolmente se sei quello che lega o che viene legato) mi sciolsero le cinghie, e per ben tre anni nessuno mi legò di nuovo al letto.”
Che cosa si prova a ritrovarsi all’improvviso in un reparto di psichiatria, mentre la vita (per come la si conosceva) si capovolge e assume altri significati, spessori e confini?
Paolo Bogliacino ce lo racconta in “Io sono bipolare”, il suo esordio letterario dopo sei ricoveri psichiatrici e tre TSO, per una sindrome bipolare di tipo I che gli è stata diagnosticata nel 2011.
Se volete saperne di più, potete acquistare “Io sono bipolare” sul sito di Pop Edizioni, in offerta a 12 euro! Disponibile anche in versione e-book, a 4,50 euro.
Buona lettura…

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