È vero, lo abbiamo capito, siamo in grado di rinunciare a molto, ma non alla nostra umanità.
In questo tempo complicato la differenza la fa un gesto gentile, una spiegazione educata nel ginepraio di una burocrazia folle, un vicino che ti chiede se hai bisogno di qualcosa.
L’umanità, in tutte le sue espressioni, è l’unica risorsa dei momenti difficili, l’unica via per ritrovare coraggio e fiducia.
Umanità è anche sapere che siamo parte di una ghirlanda di simili, anelli di una catena che ci unisce a chi è venuto prima e a chi verrà, e questo circuito lo dobbiamo sentire: nessuno è mai da solo, nessuno è un centro. Ci sono dei “grazie” e dei “mi dispiace” da dire.
Una consapevolezza che dà le vertigini, e Giorgio Franzaroli lo sa bene quando scrive: “Certi orridi possono essere bellissimi”, nella prefazione del suo romanzo a fumetti “Orrido famigliare”, in due volumi, in cui ricostruisce la storia d’Italia, dall’avvento del fascismo al dopoguerra, attraverso le vicende dei suoi nonni, antifascisti e dissidenti.
Franzaroli – vignettista del “Fatto Quotidiano”, e autore per “Frigidaire”, “Comix”, “Cuore” – spiega che cosa lo abbia spinto a lavorare al suo romanzo, durante il lockdown:
“Tutte le sere guardavamo in diretta alla televisione l’ecatombe di anziani, morti in totale solitudine, senza neppure la consolazione di avere accanto a sé un famigliare. Anziani che forse avevano vissuto, come i miei nonni, le terribili vicende della guerra e del dopoguerra, anziani sopravvissuti a eventi per noi inimmaginabili, scampati ai bombardamenti e morti per colpa di un virus”.
Sentirsi umani vuol dire riconoscere che quel che abbiamo e quel che siamo lo dobbiamo a chi ha combattuto anche per la nostra libertà. E infatti c’è una carica civile e umana nel lavoro di Franzaroli realmente rara, che scorre nel disegno sferzante, immediato, tragico, sempre leale.
La vita è cosparsa di ostacoli che rendono eroiche le persone più comuni perché l’arma più potente per sopravvivere è l’umanità stessa.
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