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«Antonino ha le spalle strette. Ci sembrano strizzate dentro, a quella maglietta con Ben 10 stampigliato sopra, all’altezza dello sterno. Indossa un paio di misure in meno rispetto alla sua età effettiva. Antonino è smilzo, ha i fianchi mingherlini, non è tutto un osso, ma quasi, sempre un po’ ingobbito in avanti, la schiena che fa un soffice arco all’indietro, come per parare un eventuale colpo dritto alla bocca dello stomaco, che gli arrivasse all’impensata.
Antonino è come se stesse sempre sul chi va là. Antonino non ride, non sorride, qualche volta finge un breve divertimento, quando da quella sua bocca senza labbra esce come un urlio nervoso, che suona finto, che sa più di sfogo isterico che di gioia. Antonino non ha gli occhi spenti, anzi, vigilano, pure troppo, come se dovessero cercare minacce intorno ogni secondo. Sente che il mondo è brutto, sente che il mondo è in agguato.»
Il primo racconto di “I confini del male” è “Antonino”. Parla di bullismo.
Ogni racconto prende nome dalla vittima. Antonino è un ragazzino smilzo, con problemi famigliari e comportamentali e il bullo di turno se ne approfitta.
È così che succede: la figura meschina di chi bullizza un proprio coetaneo è dotata di un fiuto particolare, capta subito che si trova davanti a un soggetto vulnerabile, che vive profonde difficoltà e anziché aiutarlo ne approfitta, trattandosi di una preda fin troppo facile per le sue vigliacche smargiassate.
Il problema del bullismo esiste da sempre. Ci sarà sempre il ragazzino più grosso, più frustrato, più insicuro, che per appagare la propria scarsa autostima se la prenderà con chi è certo di riuscire a maltrattare facilmente, talvolta con esiti anche tragici (come nel caso di questo racconto).
Magra consolazione per le vittime di bullismo è che, mentre la loro sensibilità, che in età puberale poteva apparire come una debolezza, in età adulta li aiuterà a costruirsi una vita piena e soddisfacente, il bullo cresciuto resterà, nella maggior parte dei casi, un patetico perdente, incapace di applicare le proprie prepotenze in un contesto adulto, da cui rimarrà inevitabilmente schiacciato.

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