“Il sangue non fa rumore” è il primo romanzo di Lilia Scandurra, esordiente classe 1988 con una carriera decennale da musicista all’attivo.
La storia che ci racconta è quella di Gioia, o “Nia”, come preferisce essere chiamata, che torna nel suo paesino natale per aiutare l’uomo che l’ha cresciuta dopo la morte dei suoi genitori: lo zio.
“Quella casa, tanto deteriorata quanto familiare, sembra pulsare a ritmo del mio cuore, esercitando sul corpo una forza di attrazione direttamente proporzionale al tempo che ho trascorso lontano da lei.”
Il ritorno, per Gioia, non corrisponde a quel senso di pace che potremmo immaginare noi lettori: il suo è piuttosto un tornare a casa come si accoglierebbe la morte.
Casa sua non è mai stata un riparo sicuro, e la protagonista si troverà ad affrontare i demoni della sua mente e del passato che inquinano le stanze dell’infanzia.
Luogo in cui nutrire le prime relazioni e gli affetti, una casa teatro di violenza non potrà che restituire i sentimenti di vuoto interiore, instabilità e costante desiderio che prova Gioia.
È per questo che anni prima la protagonista se n’è andata, sperando di potersi lasciare alle spalle l’orrore che lo zio, una figura autoritaria e malata, le ha inflitto per anni rendendole la vita una tortura famigliare.
“Arance. Asparagi. Banane. Bietola. Carote. Cavolfiore. Farina.
Penso alla lista della spesa della settimana prossima, che scriverò in ordine alfabetico.
Lenticchie. Mais. Mele. Olio. Pane integrale.
Tutte cose sane, per rimanere sottile e leggera, come vuole lo zio.”
Il sangue che unisce zio e nipote è un sangue corrotto e oscuro.
Che cosa succederà ora che i due si ritroveranno insieme dopo tanti anni?
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