L’uomo col megafono urla: “Disincanto!”.
Piove impalpabile una pioggia di emozioni inutili, parliamo di calamità mentre andiamo in pezzi.
Fissavo il cielo – scudo – e ascoltavo le rondini cantare. Inerme, amavo la naturalezza delle cose astratte ed io nella mia concretezza mi sentivo polvere.
Io esisto? Il flusso intangibile di una realtà univoca e sbalorditiva nella sua immensa grazia suscitava in me il desiderio di uccidermi. Quasi come se vivere – io corpo – fosse un peccato, una macchia, in quell’infinita sacra distesa di sabbia e conchiglie.
Penso che dietro l’amore ci sia l’odio e che dietro l’odio ci sia sempre l’amore.
Penso che dietro un sorriso ci sia una lacrima e che dietro una lacrima ci sia un sorriso nascosto.
Penso che dentro la morte ci sia vita astratta, e che dentro la vita ci sia morte inattesa.
Penso che dentro ogni passo ci sia paura di non farcela, e che dentro la paura ci sia sempre un passo compiuto per affrontarla.
Penso che dietro un uomo ci sia sempre una donna, e che dietro una donna ci sia sempre e solo una donna.
Ciò che so, che temo di sapere, è che la vita non consente una tregua.
“Ma lo capite, che abbiamo un inizio e una fine?”
Il cibo, lo shopping, la tv, la propaganda, la disillusione, la prigione, l’educazione, le restrizioni, la birra, le scarpe, le sedie, i tappeti, le mura non hanno assolutamente senso.
Mi siedo, mi copro il viso. Solo quando i bambini potranno decidere per sé, e le guerre finiranno, e tutti sapranno fare all’amore con tutti, e non ci sarà censura e non ci sarà violenza e non ci sarà ingiustizia e non ci sarà rancore né fame, freddo, nemici, e non ci saranno gerarchie e denaro, allora tutti potranno essere feroci in sogno. Perché:
Piove impalpabile una pioggia di emozioni inutili, parliamo di calamità mentre andiamo in pezzi.
Fissavo il cielo – scudo – e ascoltavo le rondini cantare. Inerme, amavo la naturalezza delle cose astratte ed io nella mia concretezza mi sentivo polvere.
Io esisto? Il flusso intangibile di una realtà univoca e sbalorditiva nella sua immensa grazia suscitava in me il desiderio di uccidermi. Quasi come se vivere – io corpo – fosse un peccato, una macchia, in quell’infinita sacra distesa di sabbia e conchiglie.
Penso che dietro l’amore ci sia l’odio e che dietro l’odio ci sia sempre l’amore.
Penso che dietro un sorriso ci sia una lacrima e che dietro una lacrima ci sia un sorriso nascosto.
Penso che dentro la morte ci sia vita astratta, e che dentro la vita ci sia morte inattesa.
Penso che dentro ogni passo ci sia paura di non farcela, e che dentro la paura ci sia sempre un passo compiuto per affrontarla.
Penso che dietro un uomo ci sia sempre una donna, e che dietro una donna ci sia sempre e solo una donna.
Ciò che so, che temo di sapere, è che la vita non consente una tregua.
“Ma lo capite, che abbiamo un inizio e una fine?”
Il cibo, lo shopping, la tv, la propaganda, la disillusione, la prigione, l’educazione, le restrizioni, la birra, le scarpe, le sedie, i tappeti, le mura non hanno assolutamente senso.
Mi siedo, mi copro il viso. Solo quando i bambini potranno decidere per sé, e le guerre finiranno, e tutti sapranno fare all’amore con tutti, e non ci sarà censura e non ci sarà violenza e non ci sarà ingiustizia e non ci sarà rancore né fame, freddo, nemici, e non ci saranno gerarchie e denaro, allora tutti potranno essere feroci in sogno. Perché:
“L’unica pecca dell’anima
è che è facile da trascurare.”
(I versi sono tratti da “Ero feroce in sogno”, di Roberta Margiotta, in vendita solo su www.popedizioni.it)
